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STORIE VERE DI ANGELI

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San Raffaele Arcangelo
view post Posted on 5/3/2017, 17:50




San Venceslao.

Il re di Boemia, San Venceslao, era religiosissimo. Si dedicò al bene dei sudditi e specialmente dei poveri ed afflitti. Coltivava la virtù della purezza con ogni cura e poteva dirsi un Angelo in carne. Iddio lo assisteva sempre.
Un giorno si trovò davanti ad un fiero nemico, certo Radislao, re di Corimena; avrebbe incontrato certamente la morte. Essendo in grave pericolo, alcuni Angeli apparvero intorno a lui, dandogli delle armi; inoltre dissero: « Radislao, non arrischiarti a ferire costui! ».Il nemico, spaventato, cadde in ginocchio e chiese umilmente perdono al re di Boemia.
Un'altra volta a S. Venceslao, mentre era seduto sul trono, apparvero due Angeli, con una croce di oro, in atto di consegnargliela. Il re, sceso dal soglio, prese la croce con devozione. Gli Angeli poi sparirono; la croce invece rimase. Forse il Signore voleva preavvisarlo del martirio che presto gli sarebbe toccato.
Infatti, mentre pregava in Chiesa, una masnada di uomini, con a capo il fratello, gli fracassò la testa ed il sangue fu asperso sulle pareti della stessa Chiesa. Era d'accordo in questo delitto anche la madre; ma Iddio fece aprire la terra e l'infelice donna fu inghiottita dal suolo.
L'anima di S. Venceslao fu portata dagli Angeli al trono di Dio ed oggi fa parte della grande schiera dei Martiri.
I buoni sono sempre perseguitati. Ma guai ai persecutori, perchè presto o tardi saranno colpiti dalla giustizia di Dio!



Il monte Gargano.

Sul monte Gargano, nelle Puglie, è in¬nalzato un grande santuario a S. Michele Arcangelo. Questo Principe degli Angeli, che nell'antico Testamento era il Custo¬de della Sinagoga degli Ebrei ed oggi è il Custode della Chiesa Cattolica, ha vo¬luto scegliersi in Italia, ov'è la Sede del Vicario di Gesù Cristo, un luogo parti¬colare di venerazione.Alle falde del monte Gargano si tro¬vava un armento di buoi a pascolare. Ad un tratto un bue si separò dall'ar¬mento e fuggì lontano. Inseguito, entrò in una grotta del monte; nessuno osava entrarvi, essendo il bue inferocito. Un tale tentò di ucciderlo, lanciando una freccia. Questa non si conficcò nel corpo della bestia, ma tornò indietro verso l'ar¬ciere. I presenti, sbalorditi, non osarono fare altro contro il bue; andarono però dal Vescovo a riferire l'accaduto. Il Ve¬scovo ordinò tre giorni di digiuno e di preghiera per ottenere da Dio i lumi in proposito. Dopo i tre giorni, San Miche¬le Arcangelo apparve al Vescovo, dicen¬dogli che quel luogo era sotto la sua cu¬stodia e che quel prodigio era avvenuto per dimostrare che Iddio voleva ivi un culto particolare in memoria di sè e de¬gli Angeli.

Il Vescovo andò alla grotta in proces¬sione con gran numero di fedeli ed, ivi giunto, avvenne un altro prodigio: ap¬parve in quel luogo un bel Tempio. Con¬templarono tutti la visione. Il Vescovo comprese che Iddio voleva innalzato ivi una Chiesa e stabilì che vi si comincias¬sero a compiere le sacre funzioni. I mi¬racoli si moltiplicarono sul monte Gar¬gano ed il culto di San Michele Arcan¬gelo e degli Angeli si diffuse sempre più. Fu costruito il Tempio con sollecitudine.

Ogni anno la Santa Chiesa ricorda l'ap¬parizione dell'Arcangelo San Michele ed il Santuario del monte Gargano è gre¬mito di fedeli.
Si fanno dei viaggi in Italia in occa¬sione di nozze o per visitare i luoghi più celebri. Ma chi pensa a visitare il San-tuario del monte Gargano? Eppure è questo uno dei luoghi più sacri dell'Ita¬lia, luogo di prodigi e di celesti bene-dizioni.


San Filippo Neri.

Uno dei Santi più popolari di Roma fu San Filippo Neri. Esercitava le virtù cri¬stiane con grande perfezione partico¬larmente la carità verso i poverelli.Gesù riconosce come fatto a sè quello che si fa al prossimo; volle perciò dare a San Filippo Neri una prova del suo gra¬dimento per la carità.Un giorno si presentò al Santo un po¬vero. Al solito, San Filippo diede l'ele¬mosina. Il povero cambiò di forma, di¬venne bello e luminoso e disse: « Io sono un Angelo del Signore! » E sparve. Il Santo ne provò tanta gioia.Di notte tempo egli andava una volta a portare il pane a famiglie bisognose. Nel buio precipitò in una fossa. Povero vecchietto!

Rimase là dentro, impotente ad uscirne. Si rivolse a Dio. L'Angelo Custode, che sino a quel momento l'accompagnava invisibilmente, prese forma umana; die¬de la mano al Santo e in un attimo lo estrasse dalla fossa.
Giusto premio a chi esercita la carità cristiana!


L'Etiopico.

Gli episodi narrati riguardano l'assi¬stenza che gli Angeli esercitano verso il corpo dell'uomo. Ciò che adesso viene esposto, riguarda il bene spirituale.Si legge negli Atti degli Apostoli:Un uomo di Etiopia, che molto poteva presso Candace, Regina degli Etiopi, quantunque pagano, era andato a Geru¬salemme ad adorare la Divinità. Era un uomo retto. Faceva già ritorno dalla cit¬tà santa e stando sul cocchio leggeva il Profeta Isaia. Iddio gradì l'ossequio e volle convertirlo al Cristianesimo, ser¬vendosi di un Angelo. Mentre il Diacono San Filippo attraversava la Samaria, un Angelo gli si presentò, dicendogli: « Va' verso mezzogiorno, sulla strada che con¬duce da Gerusalemme a Gaza. Questa è deserta ». San Filippo partì subito. Lun¬go la strada vide un cocchio. Sentì nel¬l'anima queste parole: « Va' avanti e av¬vicinati a quel cocchio ». Affrettò il pas-so e sentì che l'uomo di Etiopia leg¬geva il Profeta Isaia. Gli domandò: Comprendi tu quello che leggi? »

- « Come lo posso io », rispose l'altro, « se qualcuno non me lo spiega? ».E pregò San Filippo che salisse sul cocchio.
Il Santo Diacono gli spiegò tutto, an¬nunciandogli la venuta di Gesù Cristo sulla terra. Quel pagano si convinse, cre¬dette in Gesù e volle essere subito bat¬tezzato. Incontrando un corso d'acqua, il cocchio si fermò e venne amministrato il Battesimo. Il compito era finito; sul¬ l'istante S. Filippo fu sollevato in alto e sparì. Poco dopo si trovò nella città di Gaza.



San Raimondo Nonnato.

Chi ama Gesù in vita e lo serve fedel¬mente, sarà assistito specialmente sul let¬to di morte. S. Raimondo, detto Nonnato, aveva speso le sue energie a beneficio degli schiavi. Quante sofferenze non dovette affrontare! Giunto in fine di vita, desi¬derava ardentemente ricevere Gesù Sa¬cramentato, come Viatico. Domandò di un Sacerdote, ma nessuno veniva a co¬municarlo; la morte era prossima. Il San¬to rivolse una fervente preghiera al Si-gnore, che non lo lasciasse morire senza il Viatico. Com'è buono Gesù! Dal cielo scesero alcuni Angeli, prendendo le sem¬bianze di Sacerdoti; entrarono nella stan¬za del moribondo e gli chiesero se avesse voluto comunicarsi. « Non desidero al¬tro! », rispose il Santo. ¬Allora uno degli Angeli estrasse un Vaso Sacro, in cui era un'Ostia Consa-crata, e diede la Comunione a S. Rai¬mondo. Dopo gli Angeli sparirono, la¬sciando soddisfatto il Santo, il quale rin-graziando Gesù moriva. Com'è consolan¬te ricevere il Viatico e prepararsi al pas¬so estremo con Gesù nel cuore! Eppure tanti che si dicono Cristiani, in fine di vita, o hanno paura di comunicarsi e ri¬mandano più che sia possibile, oppure ricevono Gesù Sacramentato con fred-dezza!




La redenzione degli schiavi.

Nei secoli scorsi c'era in Europa la piaga dei pirati, cioè dei ladri di mare, i quali rapinavano le persone e le condu-cevano in schiavitù. Gli schiavi erano trattati come bestie e venivano anche venduti nei pubblici mercati; chi aveva la disgrazia il cadere in schiavitù, era in grave pericolo per la moralità e per la fede. Iddio ebbe compassione di tanta misera gente e volle scegliere prodigio¬samente degli uomini, che si dedicassero a questa opera di redenzione. Uno di es¬si fu S. Giovanni di Matha.
Costui era stato ordinato Sacerdote e celebrava la prima Messa nella cappella del Vescovo, alla presenza di altri. Du¬rante il Santo Sacrificio, Iddio mandò un Angelo al novello Sacerdote, per far¬gli intendere la sua volontà.
L'Angelo apparve in veste candida e luminosa; sul petto aveva una croce di colore rosso-azzurro; ai lati apparvero pure due schiavi: uno cristiano e l'altro maomettano.
L'Angelo pose le mani sul capo dei due schiavi e poco dopo sparì.
S. Giovanni di Matha comprese essere volontà di Dio che egli si dedicasse alla redenzione degli schiavi. Passarono de¬gli anni e il Santo pregava per conoscere ancora meglio i disegni di Dio. Strinse amicizia con un certo Felice Valeria, che menava vita eremitica. Un giorno, men¬tre parlavano di cose celesti, apparve un cervo che portava fra le corna ramificate una croce di due colori: rosso ed azzur¬ro. Valerio si meravigliò ed allora San Giovanni di Matha gli manifestò la vi¬sione dell'Angelo, avvenuta il giorno del¬la sua prima Messa. Per tre notti tutti e due ebbero una celeste visione. Iddio rive¬lava che era suo desiderio si fondasse una Congregazione per la redenzione degli schiavi.
Per iniziare una Congregazione reli¬giosa è necessaria l'approvazione del Ca¬po della Chiesa. Era allora Papa Inno¬cenzo Terzo. San Giovanni di Matha e Valerio si presentarono a lui; furono ben accolti; però il Papa voleva esaminare meglio l'affare. Iddio venne in soccorso per mezzo di un Angelo.
Il Papa in quei giorni, mentre celebra¬va la S. Messa, nell'atto in cui sollevava l'Ostia Consacrata, vide apparire un An¬gelo, dalla veste bianca, con una croce bicolore sul petto e due schiavi ai lati. Comprese che Iddio voleva la nuova Con¬gregazione e l'approvò. Iddio premiò con una grande santità tanti di quegli uo¬mini che si dedicarono alla salvezza spi¬rituale e corporale degli schiavi.
Chi si mostra generoso con Dio, è ri¬cambiato con generosità da Lui, poiché Gesù ha detto: « Date uno e riceverete cento ».


Sant'Isidoro.

Iddio suscita i suoi Santi in ogni età e condizione. Un contadino di nome Isi¬doro era molto devoto dell'assistenza al¬la Messa. La mattina, prima di recarsi in campagna, andava in Chiesa, ascolta¬va la Messa ed offriva a Dio il lavoro del¬la giornata. Tutto ciò richiedeva impie¬go di tempo. La campagna non ne sof¬friva, poiché Iddio benediceva il buon contadino.Alcuni compagni irreligiosi e gelosi, accusarono Isidoro presso il padrone, di¬cendo che andava tardi al lavoro. Il pa¬drone volle accertarsi e una mattina, al¬l'insaputa, al tempo dell'aratura, andò nella campagna di buon'ora. Il Signore venne in aiuto. Quella mattina all'alba un Angelo scese dal Cielo, aggiogò i buoi all'aratro e poi fece le veci d'Isidoro. Il padrone, a vedere tanto terreno arato, essendo ancora per tempo, scorgendo quel personaggio misterioso a guidare i buoi, non sapeva spiegarsi il fatto. Quando ar¬rivò Isidoro l'Angelo sparì. Comprese il padrone che quel contadino era un San¬to e lo lasciò libero di compiere le sue pratiche devote.S. Isidoro è il patrono degli agricoltori, come S. Giuseppe dei falegnami. Serva quest'esempio ad amare di più la S. Messa e fare anche dei sacrifici per assistervi, non solo nelle feste, ma anche nei giorni feriali.



Sposalizio mistico.

Nella storia della Chiesa risplende di luce particolare la figura di Santa Cate¬rina da Siena.Questa Santa si era data a Dio total¬mente. Nelle opere di bene non indie-treggiava; preghiere, sacrifici, atti di ca¬rità ... tutto praticava, accesa com'era d'amore divino.Gesù, che spesso le appariva, volle fa¬re con essa lo sposalizio mistico, cioè con atto ufficiale volle stringere con la Santa i rapporti d'amore spirituale. Ecco come:

Comparve Gesù Cristo e la Madonna; in un atto così solenne non poteva man¬care la Corte Celeste. Apparvero perciò degli Angeli, i quali stavano attorno a Gesù e alla Santa, come testimoni. Uno degli Angeli, di gerarchia superiore, te¬neva l'anello dello sposalizio. A tempo opportuno, l'anello fu consegnato dal Serafino a Gesù, il quale lo mise al dito di Santa Caterina. L'anello, formato da una gemma, era visibile soltanto alla Santa; emanava una luce meravigliosa, che diminuiva o cessava del tutto secon¬do che la mistica sposa di Gesù rallen¬tava nell'amore divino.
Sembrerebbe strano il contegno di Ge¬sù con certe anime; ma Egli è il padrone assoluto e tratta con le anime come vuole.


Il Poverello d'Assisi.

S. Francesco, ancora giovane, lasciò le comodità della vita, si spogliò di tutti i beni ed abbracciò la via della sofferenza, unicamente per amore di Gesù Crocifis¬so. Dietro al suo esempio, altri uomini lasciarono la vita gaudente e divennero suoi compagni d'apostolato.Gesù lo arricchì di doni spirituali e fe¬ce a lui una grazia, che a nessun altro aveva fatto nei secoli precedenti. Volle renderlo simile a sé, imprimendogli le cinque piaghe. Questo fatto è passato al¬la storia col nome di «Impressione delle stimmate».S. Francesco, due anni prima di mo¬rire, era andato sul monte della Verna, incominciando il digiuno rigoroso, che doveva durare quaranta giorni. Il Santo voleva in tal modo onorare il Principe della Milizia Celeste, S. Michele Arcan¬gelo. Una mattina, mentre pregava, vide scendere dal cielo un Serafino, che ave¬va sei ali luminose ed infuocate. Il Santo guardava l'Angelo che discendeva con volo radioso ed avendolo vicino, si ac¬corse che oltre ad essere alato era anche crocifisso, cioè aveva le braccia distese e le mani forate dai chiodi, come pure i piedi; le ali erano disposte in modo stra¬no: due erano ritte verso l'alto, due di¬stese come per volare e due circondava¬no il corpo, quasi per velarlo.S. Francesco contemplava il Serafino, provando grande gaudio spirituale, però si meravigliava come mai un Angelo, pu¬ro spirito, potesse subire i dolori della crocifissione. Il Serafino gli fece compren¬dere che era stato mandato da Dio per significargli che avrebbe dovuto avere il martirio d'amore nella forma di Gesù Crocifisso.Sparì l'Angelo; S. Francesco si avvi¬de che nel suo corpo erano apparse cin¬que piaghe: le mani e i piedi erano fo¬rati e versavano sangue, così pure il co¬stato era aperto ed il sangue che usciva inzuppava la tunica ed i fianchi. Per umiltà il Santo avrebbe voluto nascon¬dere il grande dono, ma essendo ciò im¬possibile, si rimise al volere di Dio. Le piaghe rimasero aperte ancora per due anni, cioè sino alla morte. Dopo S. Fran¬cesco, altri hanno ricevuto le stimmate. Tra costoro c'è P. Pio da Pietrelcina, Cappuccino.Le stimmate apportano grandi dolori; eppure sono un regalo particolarissimo della Divinità. Il dolore è un dono di Dio, perchè con esso si sta più distaccati dal mondo, si è costretti a rivolgersi al Si-gnore con la preghiera, si scontano i pec¬cati, si attira la grazia per se e per gli altri e si guadagnano meriti per il Para¬diso. I Santi sapevano valutare la soffe¬renza. Beati loro!



Quaranta corone.

Il martirio, sofferto per Gesù Cristo, è il più grande atto di amore verso il Creatore. Sottoporsi ai tormenti ed alle umiliazioni, è cosa assai difficile; però Gesù ai suoi Martiri dà una forza parti¬colare, per cui i tormenti riescono sop¬portabili ed alle volte leggerissimi. Du¬rante il martirio la potenza di Dio si suo¬le manifestare anche sensibilmente con miracoli e gli Angeli sono mandati dal Cielo per assistere alla lotta degli eroi della Fede. Tra gli innumerevoli esempi ne scelgo alcuni.
Al tempo dell'Imperatore Licinio, a Sebaste città dell'Armenia, furono ac¬cusati come Cristiani quaranta soldati. Nell'Impero Romano i Cristiani erano considerati nemici dello Stato, perchè praticavano una Religione nuova, la cui dottrina era contraria alla passione del¬l'odio e della disonestà. I quaranta sol¬dati furono chiusi in un'oscura prigione; in seguito ebbero rotti i denti con pietre; in ultimo furono messi nudi in uno stagno di acqua freddissima, nel crudo inverno. Il tormento era grande e do¬veva durare sino alla morte. Chi non era rapace di soffrire, poteva uscire dall'ac¬qua ghiacciata e tuffarsi nella vicina acqua tiepida.
I soldati pregavano così: « O Signore, Siamo quaranta nello stagno; quaranta siano le corone! » - La potenza divina era con loro e resistevano ai tormenti. Gli Angeli erano presenti e godevano di quella prova di amore verso la Divinità. Ad un tratto una luce arcana circondò lo stagno dell'acqua fredda.
Apparvero tanti Angeli, con in mano trentanove corone: ogni soldato riceveva una corona, come segno di vittoria e pe¬gno della corona eterna. Chi può imma¬ginare il conforto provato dai soldati a tale scena! Un custode del bagno, men¬tre gli altri compagni dormivano, vide la bellissima schiera angelica e rimase estatico; contò le corone che gli Angeli stavano distribuendo e non sapeva spie¬garsi come i Martiri essendo quaranta, le corone fossero trentanove. In quell'i¬stante scorse uno dei soldati uscire dallo stagno freddo e gettarsi nell'acqua tie¬pida; non aveva costui resistito al mar¬tirio. Fortemente impressionato, il custo¬de svegliò le guardie e disse: « Anch'io sono Cristiano! ».
Tolse l'abito, si gettò nell'acqua fredda e morì martire, ricevendo la quaran¬tesima corona.
Il dieci di marzo di ogni anno la Santa Chiesa festeggia questi quaranta Martiri. - Chi perde la sua vita per me, dice Gesù Cristo, la troverà. -
Questa schiera di soldati diede la vita terrena per professare la fede: ma gua¬dagnò la vita eterna. Oggi i Quaranta Martiri fanno corona al Creatore, in com¬pagnia degli Angeli.


Due sorelle.

Due giovanette romane, sorelle, ave¬vano fatto voto di verginità, cioè per amore di Gesù Cristo volevano privarsi del matrimonio. Abbracciare la vita ma¬trimoniale non è male, anzi è un bene; ma la verginità votata a Dio è il dono più nobile dell'anima a Dio.Le due sorelle, Rufina e Seconda, fu¬rono costrette dai genitori a scegliere lo sposo; la prima avrebbe dovuto sposare Armentario e l'altra Verino. Le giovani, per non venir meno alla promessa fatta a Dio, si rifiutarono. Furono accusate co-me Cristiane. Condotte davanti al Pre¬fetto Giunio, dapprima ebbero promessi onori ed altri beni; ma tutto rifiutarono. Allora Rufina fu legata e battuta aspra¬mente con verghe. Seconda disse al Pre¬fetto: « Perché fai battere soltanto mia sorella? Tratta tutte e due allo stesso modo! Fa' battere anche me! » Giunio, pieno di sdegno, ordinò che le due sorel¬le venissero rinchiuse in un carcere, buio e puzzolente.Gli Angeli tutto seguivano. Appena le giovanette giunsero nel carcere, gli An¬geli prestarono meravigliosamente la lo¬ro opera. Ecco la prigione divenire lumi¬nosissima, sparire il fetore nauseante ed impregnarsi l'atmosfera di odori soa¬vissimi ...Deluso il Prefetto, comandò che fosse¬ro messe in un bagno bollente. Anche questo tormento riuscì vano, poiché le due ne uscirono intatte. Venne legato un pesante sasso al collo delle giovani e co¬sì furono precipitate nel fiume Tevere. Erano già in fondo al fiume: avrebbero dovuto annegarsi; ma Iddio volle far splendere nuovamente la sua potenza e mandò un Angelo in loro aiuto, il quale ruppe la fune che legava il sasso al collo e le due Martiri apparvero tranquille sul¬la riva. Dopo di ciò, furono condotte fuo¬ri Roma e decapitate lungo la via Aurelia.Rufina e Seconda furono sorelle di san¬gue, ma più che tutto sorelle di spirito e di martirio. I loro corpi sono seppelliti a Roma, nella Basilica di Costantino; le loro anime godono in Cielo le delizie de¬gli Angeli, presso il trono dell'Agnello Immacolato, Gesù Cristo.



Un giovanetto.

Venanzio, giovanetto di quindici anni, mosso dallo Spirito Santo, ebbe il corag¬gio di presentarsi spontaneamente al giudice durante la persecuzione di Decio. Mentre il giudice trovavasi alla porta del¬la città di Camerino, Venanzio gli disse: « Io sono un seguace di Gesù Cristo ». Forse il giudice avrà sorriso davanti al giovanetto debole, pensando che lo avreb¬be obbligato a rinunziare alla sua Reli¬gione. Ma Venanzio non era solo: aveva al suo fianco l'Angelo Custode.Il giudice tentò di convincerlo, adope-rando parole dolci e modi cortesi; ma vi¬sta la sua costanza, ordinò che fosse bat¬tuto a lungo e dopo legato. L'Angelo Cu¬stode, mentre tutti guardavano il giova¬ne, ruppe le catene e Venanzio rimase li¬bero e sereno dinanzi ai soldati. Il giu¬dice non si diede per vinto: lo fece legare di nuovo, sospeso con la testa in giù. Al¬cuni soldati gli bruciavano le carni con lampade ardenti e altri facevano pene¬trare il fumo nella bocca, affinché moris¬se asfissiato. Certamente Venanzio sareb¬be morto, se Iddio non l'avesse assistito. L'Angelo Custode gli apparve in bianche vesti e stava sul fumo, impedendo che il martire soffrisse. All'improvviso spezzò i legami e Venanzio restò tranquillo di¬nanzi alla moltitudine curiosa. A questo prodigio, un certo Atanasio, cubiculario, si convertì a Gesù Cristo e in seguito su¬bì il martirio anche lui.Riuscito vano ogni sforzo contro Ve¬nanzio, si pensò di chiuderlo in una pri¬gione. Passato un po' di tempo, il prefet¬to della città volle rinnovare i tormenti e gli fece rompere i denti e fracassare le mascelle con pietre. Venanzio era sfinito; pensando il carnefice che ormai stesse per morire, lo fece gettare sopra un le¬tamaio.Povero giovane! Aveva tanto sofferto e sperava volare al Paradiso; ma non era ancora tempo. L'Angelo Custode ridiede la perfetta vigoria al Martire e lo spinse a presentarsi daccapo al carnefice. Ve¬nanzio parlò con energia al giudice, fa-cendogli vedere la grandezza della Reli¬gione di Gesù Cristo; ma il giudice non voleva cedere. Iddio lo colpì sull'istante. Infatti il tiranno cadde dal suo seggio e morì pronunciando queste parole: « Il Dio di Venanzio è il vero; distruggete i nostri dèi! ».La rabbia dei persecutori era al colmo. Si ordinò che il giovane venisse dato in pasto ai leoni. Ecco Venanzio in mezzo alle belve! L'Angelo del Signore tolse la ferocia ai leoni e questi stavano ai piedi del Martire come mansueti agnelli. Fu dato ordine di trascinarlo per luoghi aspri e spinosi. Ma a tutto resisteva il giovane. In ultimo fu precipitato da una alta rupe; l'Angelo Custode lo sostenne e Venanzio si trovò sereno alla base del¬la rupe. Quivi giunto, vedendo i soldati assetati nella prossima vallata, pregò Iddio e da una roccia scaturì acqua fre¬sca. Molti soldati, davanti al miracolo, si convertirono ed ebbero tagliata la testa, assieme a Venanzio. Mentre si compiva la strage, lampi, tuoni e frequenti terre¬moti misero in fuga tutti. Il corpo di S. Venanzio è venerato con grande onore a Camerino e la festa ricorre il 18 mag¬gio. Sembra una leggenda il martirio di S. Venanzio; eppure non può mettersi in dubbio la sua veridicità.Non è l'uomo l'autore di tanti prodigi, ma il Creatore dell'universo, che si ser¬ve dei suoi Angeli.Tanti miracoli erano necessari nei pri¬mi tempi del Cristianesimo, affinché la nuova Religione si affermasse sul paga¬nesimo. Alla vista di avvenimenti così strepitosi, i Cristiani andavano al mar¬tirio con entusiasmo e con gioia e furo¬no in numero stragrande. Ai nostri giorni avvengono pure dei prodigi, che Iddio opera per mezzo dei suoi Angeli e dei suoi Santi, però non sono così frequenti come nei primi secoli del Cristianesimo.



Santa Cecilia.

Nata da nobili genitori, Santa Cecilia ancor giovanetta si consacrò a Dio col voto di verginità. Però fu data in sposa, contro sua voglia, ad un nobile romano, certo Valeriano, il quale non credeva in Gesù Cristo.Santa Cecilia era addoloratissima; non voleva vivere la vita matrimoniale. Il Signore, per consolarla, di tanto in tanto le rendeva sensibile la presenza dell'Angelo Custode. Quante volte, du¬rante la preghiera, il buon Angelo le par¬lava, assicurandole la sua speciale assi¬stenza! - Non temere, Cecilia! Io sarò il custode della tua verginità. -Il giorno delle nozze S. Cecilia ebbe con lo sposo questo colloquio: « Valeria¬no, ho un segreto da rivelarti. Io sono sotto la tutela del mio Angelo, che cu¬stodisce la mia verginità. Tu rispetta la mia virtù, se no proverai l'ira di Dio! -Valeriano stupì a questo parlare e si accese in lui il desiderio di vedere l'An¬gelo della sposa. « Lasciami vedere que¬st'Angelo! Dopo crederò anch'io in Gesù Cristo! » Rispose la Santa: « Tu potrai vedere l'Angelo dopo che avrai ricevuto il Battesimo ».- Sono disposto a farmi battezzare. - Allora va' a trovare il Sommo Sa-cerdote Urbano, il quale trovasi nelle ca¬tacombe di Via Appia; egli ti istruirà e ti amministrerà il Battesimo. - Valeriano seguì il suggerimento. Al ri¬torno, entrato nell'appartamento della sposa, la trovò in compagnia dell'Angelo. Questo Celeste Spirito, in sembianze umane, era luminoso, risplendente di lu¬ce divina. Valeriano era fuori di sè per la commozione e per la gioia; dopo la scomparsa dell'Angelo, andò in cerca di suo fratello Tiburzio e gli parlò dell'An¬gelo di Cecilia. Gli narrò il fatto con tan¬to entusiasmo, che Tiburzio esclamò: « Per vedere l'Angelo, mi farò battezza¬re anch'ío ».Ricevuto il Battesimo, potè assistere alla comparsa dell'Angelo della cognata. Passato poco tempo, essendo stati sco¬perti come Cristiani, tutti e tre furono uccisi.Chi va oggi a Roma, nel quartiere di Transtevere, può visitare la casa di S. Ce-cilia; vi si vedono tre sepolcri artistici, i quali conservano i corpi di Santa Cecilia, dello sposo e del cognato. Sulla parete di una camera interna, un'arti¬stica pittura raffigura la Santa in col¬loquio con l'Angelo; è la camera dove l'Angelo Custode soleva manifestarsi.Fortunate le anime vergini, che for¬mano la predilezione di Dio e dei suoi Angeli!



Fanciulla eroica.

La purezza è la virtù per cui si porta il massimo rispetto al proprio corpo e all'altrui; questa virtù proibisce ogni at¬to indegno, ogni sguardo immodesto ed ogni pensiero e desiderio cattivo. La pu¬rezza è da Dio ordinata nel 6 ° e 9 ° Co¬mandamento e deve osservarsi da tutti, secondo il proprio stato, o verginale o matrimoniale.Ecco uno dei tanti fatti, dal Signore permessi, in cui risplende la virtù della creatura, pronta a morire anziché offen¬dere la purezza, che è chiamata virtù an¬gelica.Una fanciulla di tredici anni, Agnese, dotata di beni di fortuna e di bellezza, avendo compreso la preziosità della pu¬rezza, ne fece voto alla Divinità, sce¬gliendo per mistico sposo Gesù Cristo.Procopio, figlio del prefetto di Roma, s'innamorò di lei e ne chiese la mano. Agnese rifiutò. Il giovane riferì la co¬sa al proprio padre; questi, in qualità di capo della città di Roma, comandò che la fanciulla gli fosse presentata. Le chie¬se: Perché non vuoi essere la sposa di mio figlio? -Rispose Agnese: Ho un altro aman¬te, al quale ho giurato fedeltà ».« Certamente, continuò il prefetto, nessun giovane di Roma ha tanti meriti quanti ne ha mio figlio. Chi è questo tuo amante? ».« È Colui al quale ubbidisce il Cielo e la terra; è Gesù Cristo! ».« Dunque tu sei Cristiana? ... Per la stima che ho di te e per il bene che voglio a mio figlio, abbandona la tua Religio¬ne! In compenso avrai i beni e tutti i piaceri che Roma può apprestarti. -« Tengo per niente queste cose! ».Il prefetto allora ordinò che venisse condotta a luogo infame.Agnese era tranquilla; pensava: « So¬no nelle mani di Dio ed ho l'Angelo co¬me custode del mio corpo ».I soldati e la plebaglia erano ad aspet¬tare fuori, mentre la fanciulla era intro¬dotta in un triste locale, piuttosto buio. L'Angelo del Signore era pronto, col com¬pito di vigilare sulla sposa di Cristo. Il locale fu illuminato dalla presenza del¬l'Angelo. Agnese ringraziò la Divinità per averle mandato un sì potente aiuto.« Non temere, disse l'Angelo, io son qui per custodirti ».Procopio, il figlio del prefetto, volle entrare per primo. Non l'avesse mai fat¬to! L'Angelo lo colpì di morte improv¬visa.Il padre del giovane, accorso, era fre¬netico per il dolore: ma avendo Agnese pregato Iddio, Procopio riebbe la vita; il prefetto comprese essere vero il Dio dei Cristiani. Siccome il popolo faceva cla¬more, lasciò il da farsi ad Aspasio, vice prefetto. In seguito Agnese fu messa a bruciare; ma anche qui l'Angelo separò in due colonne le fiamme e la fanciulla vi stava in mezzo come circondata da fiori. Continuando altro genere di mar¬tirio, Agnese volò al cielo.Sul luogo dei prodigi avvenuti, dopo le persecuzioni i Cristiani innalzarono un bel tempio a S. Agnese. Il corpo suo si trova in una cappella sotterranea, si¬tuata nel terreno che allora era proprie¬tà della Santa, in fondo alla Via Nomen-tana, in Roma.Quale esempio luminoso di purezza, specialmente per la gioventù femmini¬le! Oggi le fanciulle sogliano mettere in pericolo il giglio della purezza e facil-mente perdono un tesoro così prezioso, lasciandosi attirare dai falsi piaceri del¬la vita. Il paganesimo ormai rivive nel¬la società!



Un volo misterioso.

La Palestina è molto cara ai Cristiani, perchè quel suolo fu calpestato per tan¬ti anni dai piedi del Figlio di Dio e fu testimone dei più strepitosi miracoli. Giustamente quelle contrade si chiama¬no « Luoghi Santi ». Un culto particolare si ha per la grotta di Bethlem, per il Ce¬nacolo e per il Calvario.Un tempo in Palestina era tanto ve¬nerata la Casa di Nazareth, ove Gesù trascorse la maggior parte della vita la¬vorando da falegname, in compagnia di S. Giuseppe e sotto lo sguardo amoroso della Madonna. I disegni di Dio su quel¬la casa erano misteriosi. Dopo diversi se¬coli dalla morte di Gesù Cristo, l'abita¬zione della Sacra Famiglia non si trovò più a Nazareth; era scomparsa improv¬visamente. Gli Angeli, seguendo i divini voleri, in un attimo trasportarono la ca¬sa di Gesù sulle coste della Dalmazia. Questa però non era che la prima tappa della traslazione. Quando Iddio volle, mentre regnava il Pontefice S. Celesti¬no V, nuovamente la casa di Gesù fu trasportata per opera angelica e fu por¬tata in Italia, a Loreto, cittadina del Piceno.Il fatto è documentato da Bolle Pon¬tificie. Da tutte le parti del mondo ac¬corrono i fedeli a Loreto; i molteplici mi¬racoli avvenuti e le innumerevoli grazie provano la santità del luogo venerato.Oggi la Casa di Nazareth è dentro un grande Tempio. Si resta meravigliati, entrati nel Santuario, ricco di lavori ar¬tistici, a vedere l'umile casa della Sacra Famiglia, di forma rettangolare, con una stanza ed una stanzetta, dai muri di mat¬tonelle di terracotta; tutto spira umiltà e semplicità.I militari sogliono prendere un Pa¬trono o una Patrona. I fanti hanno per Protettore S. Martino, gli artiglieri San¬ta Barbara e gli avieri la Madonna di Loreto, in vista del misterioso volo della Casa di Nazareth.



Santa Gemma.

Gesù scelse una giovane di Lucca, San¬ta Gemma, a strumento della sua mise¬ricordia. Le appariva e l'esortava alla pratica eroica delle virtù cristiane; le fece provare i dolori della Passione e le donò anche le stimmate. Il demonio, ge¬loso di tanta predilezione, assaliva spes¬so la Santa anche in forma sensibile. Id¬dio però mise a disposizione della sua mistica sposa l'Angelo Custode. Sarebbe troppo lungo narrare tutti gli episodi della vita di S. Gemma, in cui l'Angelo le veniva in aiuto. Mi limito a qualcuno in particolare.
S. Gemma Galgani era nella sua ca¬meretta; Gesù le si presentò, dandole le¬zioni per amarlo ancor di più. Si pre-sentò anche l'Angelo Custode. La San¬ta, che tante volte aveva esperimentato le delicatezze angeliche, sentì il bisogno di dirgli: « Angelo mio, quanto ti voglio bene! ».
- « E perchè mi vuoi bene? » - « Ti amo perchè m'insegni l'umiltà e perchè mantieni la pace interna nel mio cuore. Se qualche volta sono catti¬va, caro Angelo, non ti adirare; voglio essere grata prima a Gesù e poi a te ».
- Sì, soggiunse l'Angelo, io sarò la tua guida sicura; sarò il tuo compagno indivisibile. Non sai chi mi ha dato te in custodia?
- « Sì, il mio pietoso Gesù ». - Una sera la Santa ricevette un colpo di bastone sul collo da parte del demonio. Credeva di morire per il dolore; ma offrì a Gesù la sofferenza. Non poteva voltare la testa e non riusciva a piegarsi. Le apparve l'Angelo per sostenerla e le diede il suo aiuto per mettersi a letto. S. Gemma scriveva un giorno al suo Direttore Spirituale, P. Germano Passio-nista: « Giovedì sera, prima che io co¬minciassi a soffrire un poco, venne l'An¬gelo Custode. Tutti e due dicemmo su-bito: «Viva Gesù!» Adorammo in¬sieme la Maestà grande di Dio; mi det¬te poi un dolore così vivo dei miei pec¬cati e ne provai tanta pena che mi ver¬gognavo di trovarmi davanti alla sua presenza... Durai assai in questo tormen¬to; ma poi l'Angelo mi fece coraggio; si tolse una spada dal suo seno e me la fe¬ce vedere, dicendo che Gesù presto me l'avrebbe messa nel povero cuore attra¬verso la croce. Egli poi aveva due corone bellissime; una di spine assai lunghe, ma non era veramente una corona, era fatta a guisa di berretta; e l'altra era una ghirlanda di gigli. Mi chiese quale io volessi; però non risposi nulla. L'An¬gelo me lo ripetè, gridando: « Viva Ge¬sù! ». Quelle cose che, al primo vederle, mi avevano assai turbata, mi diedero ad un tratto una immensa consolazione e risposi: « Voglio la corona di Gesù! ». L'Angelo mi diede la corona di spine e io la baciai più volte. Sparì l'Angelo e mi lasciò così calma che cominciai a soffri¬re; però la sofferenza era dolce. -
Un giorno l'Angelo le disse: « Gemma, scrivi la tua confessione generale; poi la manderai al tuo Direttore Spirituale ». La Santa sentiva rincrescimento, ma l'Angelo la confortò, promettendo che l'avrebbe aiutata. In un quaderno co¬minciò a scrivere la sua vita; l'Angelo l'aiutava a ricordare tante cose ed an¬che le dettava ciò che doveva scrivere. Questo quaderno si trova a Roma, nel convento dei PP. Passionisti.
A proposito di scrivere, è interessante l'opera angelica nella corrispondenza e¬pistolare della Santa. Dimorava S. Gem¬ma a Lucca ed il suo Direttore Spirituale a Roma. Dato il lavoro intenso che Dio compiva in quell'anima, era necessario che il Padre Germano la conoscesse nei particolari. La Santa provava ripugnan¬za a scrivere. Spesso l'Angelo le diceva: « Gemma, scrivi al Direttore Spirituale! ». « Ma non saprei cosa dire! »
« Ti detto ogni cosa io ».
Difatti certe lettere della Santa so¬no state dettate per intero dall'Angelo. Qualche volta essa diceva: « Non posso uscire per impostare la lettera ».
-- « Non darti pensiero; dalla a me e la imposterò io ». Altre volte la Santa diceva: « Non posso spedire questa let¬tera, perché non ho denaro per i fran¬cobolli! ».
L'Angelo rispondeva: « Sta' tranquil¬la; porterò la lettera io personalmente». Il P. Germano, testimonio dei fatti, di-ce: « Qualche volta la lettera di Gemma mi veniva consegnata dall'Angelo diret¬tamente. Una mattina d'inverno, tro¬vandomi in camera, mi accorsi che un uccellino batteva le ali contro il vetro della finestra; teneva col becco una let¬tera. Mi affrettai ad aprire; l'uccellino posò sul davanzale la lettera. Gemma aspettava con urgenza la risposta. Pre¬parai subito la lettera e la posi sul da¬vanzale. L'uccellino l'afferrò col becco e la portò a destinazione, nella città di Lucca ».
La storia di S. Gemma è tanto grazio¬sa. Si consiglia la lettura della sua Au¬tobiografia e specialmente del volume « Lettere di S. Gemma », capolavoro di ascetica e mistica.


Teresa Neumann.

Chi non ha sentito parlare di Teresa Neumann?Diversi autori ne hanno pubblicato le meraviglie; giornalisti nazionali ed este¬ri se ne sono interessati. Aveva le stim-mate e perdeva ogni anno Kg. 2 e mezzo di sangue. Leggeva nelle coscienze; ave¬va una conoscenza teologica e storica supe¬riore alla sua capacità intellettuale.In una persona, che Iddio suscitò in questo secolo come sfida all'empietà e al materialismo, non poteva mancare l'as-sistenza prodigiosa dell'Angelo Custode.Teresa diceva di avere spesso a fian¬co il suo Angelo risplendente; anche quando qualche volta non lo vedeva, sen¬tiva però sensibilmente la sua voce. Quando un visitatore andava a trovarla, ordinariamente sentiva l'Angelo a dir¬le: « Teresa, fa' questa correzione... manifesta il tale segreto... » e la signo¬rina, ubbidiente, eseguiva.Alle volte avveniva che mentre la Neu¬mann era in casa, in mezzo ai familiari e ai visitatori, era vista altrove, anche in luoghi lontanissimi, a centinaia di chi¬lometri. Aveva il dono della bilocazione. Il fenomeno fu verificato diverse volte e da molteplici persone. Un tale stava per suicidarsi; le si presentò la Neumann, lo dissuase con dolci parole e subito sparì.Un Sacerdote lasciava a desiderare per 1a sua condotta. Mentre un giorno pre¬dicava, vide davanti a se, a circa quat¬tro metri, una donna grondante sangue al volto ed alle mani. A tale vista si sen¬tì scosso spiritualmente e risolvette di cambiare vita. Egli non conosceva an¬cora Teresa Neumann e non sapeva spie¬garsi chi fosse quella donna sanguinan¬te. Venne a sapere essere costei la stim-matizzata di Konnersreuth.Interrogata del fenomeno, Teresa ri¬spose: « Non sono io personalmente a trovarmi in questo o in quel luogo men¬tre nel frattempo sono in casa. E’ il mio Angelo Custode, che prende le mie sem-bianze e fa le mie veci ».



FONTE: Tratto dal libro “GLI ANGELI “di Don Giuseppe Tomaselli

 
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