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Scuola di preghiera3

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San Raffaele Arcangelo
view post Posted on 28/3/2015, 22:16




I tipi di preghiera conosciuti dalla Bibbia

I tipi fondamentali di preghiera sono quattro:
Intercessione:
Lode:
Ringraziamento:
Richiesta:
Come già abbiamo detto, è opportuno ripercorrere i testi biblici per vedere in quali contesti e in quali situazioni vengono pronunciate.



La preghiera di intercessione (1ª parte)





La prima preghiera di intercessione registrata dalla Bibbia risale all’epoca patriarcale ed è pronunciata da Abramo presso le querce di Mamre. Qui Dio gli svela il proposito di distruggere le città di Sodoma e Gomorra (cfr. Gen 18,16ss), allora Abramo ricorre a una argomentazione molto efficace: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse ci sono cinquanta giusti nella città…” (Gen 18,23-24). Dio si lascia convincere da Abramo e si dichiara disposto a risparmiare tutta la città in forza non di cinquanta ma anche di dieci giusti. Il testo intende sottolineare l’importanza della preghiera di intercessione, con la quale molti mali possono essere evitati, perché Dio non gode della rovina dell’uomo.

Il Signore vuole che l’uomo sia consapevole del peccato e del dolore che travagliano il mondo, ma non per schierarsi contro e accusare l’umanità, ma per schierarsi in favore come fa un avvocato difensore. Dio, in sostanza, non ha bisogno di essere “difeso” davanti all’umanità peccatrice; ha bisogno solo di avvocati difensori che attenuino la sua giustizia verso di essa. Egli infatti non gradisce quelli che si calano nel ruolo di avvocati difensori della sua causa, ma a scapito dell’umanità. A Dio va riconosciuta la gloria e la giustizia che gli sono proprie, ma il peccato del mondo va riconosciuto unitamente alla richiesta della divina misericordia.

Vi sono diversi esempi biblici che rendono chiara questa intenzione di Dio. Uno di questi è senz’altro la figura di Giona (cfr. Il libro di Giona), mandato a Ninive per annunciare un castigo imminente, che si sarebbe verificato entro quaranta giorni. La popolazione prende sul serio l’avvertimento del profeta e si sprofonda nella penitenza e nel digiuno. Dio allora revoca la sua sentenza e il castigo non si verifica. A questo punto Giona ci rimane molto male: si sente preso in giro da Dio che lo aveva mandato ad annunciare una cosa che poi non si è verificata. Il testo sottolinea a più riprese la grettezza della mentalità del profeta, che non capisce che Dio avrebbe preferito avere in lui non un giudice ma un intercessore.

Un altro caso significativo è quello dei tre amici di Giobbe che vanno a trovarlo nel tempo della sua malattia. Rimangono accanto a lui per una settimana senza dire neanche una parola, ma poi cominciano a parlare. I loro discorsi ruotano tutti intorno a un nucleo centrale che si può sintetizzare così: se un uomo viene colpito dalla sventura, allora è segno che egli è sotto la divina riprovazione. Giobbe professa la sua innocenza, ma gli amici non accettano di considerarlo un uomo giusto, perché se fosse giusto non sarebbe stato colpito così dalla sventura. In sostanza, l’atteggiamento dei tre amici di Giobbe è quello che Dio non vuole trovare nei suoi servi: gli amici di Giobbe non fanno altro che affermare la giustizia e l’impeccabilità di Dio, ma a prezzo di calpestare la dignità di Giobbe, che al peso della malattia sente aggiungersi quello del biasimo morale dei suoi amici: “Dio ti ha colpito; non puoi che essere un peccatore. Dio è infinitamente giusto, se ti ha colpito ha sicuramente una buona ragione per farlo”. Alla fine entra in scena Dio stesso, condannando i ragionamenti teologici falsi degli amici di Giobbe e affidandoli alla sua preghiera di intercessione (cfr. Gb 42,7-8).

Dal discorso di Dio si comprende che anche qui Egli avrebbe voluto trovare nei tre amici di Giobbe non tre teologi che esaltano la giustizia di Dio schiacciando la persona umana, ma tre intercessori che si schierano accanto alle miserie umane e pregano perché Dio faccia grazia.Nei libri dell’Esodo e dei Numeri viene particolarmente sottolineata la preghiera di intercessione di Mosè. Prima della partenza dall’Egitto, egli intercede per far cessare le piaghe che tormentano il faraone e il suo popolo. Dopo la liberazione, l’intercessione di Mosè si rivolge unicamente a Israele. Essa ha tre fondamentali sfaccettature, che si ritrovano anche nelle altre parti della Scrittura: è preghiera di richiesta di perdono, è preghiera di guarigione e di liberazione. La prima grande preghiera di intercessione di Mosè è quella che si collega al peccato del vitello d’oro. Fino a quel momento, l’Israele uscito dall’Egitto aveva avuto soltanto impennate dinanzi alle difficoltà del deserto e moti di ribellione o di mormorazione. La produzione del vitello d’oro rappresenta il primo peccato organizzato in grande stile e lucidamente studiato. Mosè si trova ancora sul monte, quando Dio gli rivela che Israele si è fatto un vitello d’oro per adorarlo, e aggiunge il suo proposito di annientarlo: “Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te farò invece una grande nazione” (Es 32,10). Mosè non accetta la prospettiva di divenire capostipite di una grande nazione a prezzo dell’annientamento di Israele e innalza a Dio una preghiera di intercessione che comprende i vv. 11-13 del cap. 32 dell’Esodo. Altri episodi in cui Mosè intercede hanno luogo dopo la partenza dal Sinai e sono narrarti dal libro dei Numeri.....

 
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