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Scuola di preghiera1

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San Raffaele Arcangelo
view post Posted on 28/3/2015, 22:11





La teologia della nostra Chiesa di lingua latina ha definito la preghiera con questa formula: elevazione della mente a Dio per lodarlo e per chiedergli cose convenienti alla salvezza eterna.

La Chiesa ritiene perciò che la preghiera abbia due finalità principali: “… per lodarlo” “… per chiedergli cose convenienti alla salvezza eterna”. La prima di esse è la lode. Il primo atto della preghiera e il più nobile in assoluto è certamente la lode. Solo dopo la lode è ammissibile la preghiera di domanda: “… per chiedergli”.



Tuttavia, i contenuti della richiesta non devono in primo luogo essere riferiti a questioni di ordine quotidiano o materiale, ma devono riguardare primariamente la salvezza eterna; anche la preghiera di domanda presuppone il rispetto di alcune priorità, per cui domandare a Dio un beneficio materiale senza chiedergli prima la guarigione del nostro spirito e la liberazione dall’opera del maligno, sarebbe un modo squilibrato di pregare.



La richiesta di benefici temporali è sempre lecita, ma va posta in una posizione subordinata.Prima di iniziare un discorso sistematico sulla preghiera, dobbiamo precisare quel è il suo potere e cosa ci si può aspettare dall’orazione. Innanzitutto la certezza assoluta della salvezza eterna: “Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato” (Gl 3,5). Per scampare alla perdizione, basta una semplice invocazione del nome del Signore. L’episodio evangelico di Pietro che sprofonda nel lago in tempesta contiene questo profondo significato: “Per la violenza del vento si impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: Signore, salvami! E subito Gesù stese la mano e lo afferrò” (Mt 14,30-31).



La preghiera dà inoltre la forza di combattere e di vincere gli assalti di Satana e di tutte le sue legioni di demoni minori: “I discepoli gli chiesero in privato: perché noi non abbiamo potuto scacciarlo? Ed Egli disse loro: Questa specie di demoni non si può scacciare in alcun modo se non con la preghiera” (Mc 9,28-29).



Nella notte della Passione, Gesù avverte i discepoli circa la gravità di quell’ora e soprattutto fa intendere loro che non potranno resistere alla bufera satanica, senza la forza che viene dalla preghiera: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione” (Mc 14,38). In sostanza, è la preghiera che tiene lontano il diavolo dalla nostra vita e dalle nostre famiglie.La preghiera infonde nella nostra mente la luce della sapienza e del discernimento.



Siamo infatti sempre soggetti a essere ingannati dal maligno, come pure a essere portati fuori strada da una insufficiente conoscenza della volontà di Dio. La Bibbia ci dice in più punti che la preghiera infonde una luce nuova alla nostra intelligenza: “Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito della sapienza” (Sap 7,7); e più avanti aggiunge: “Mi rivolsi al Signore e lo pregai, dicendo con tutto il cuore: Dio dei padri e Signore di misericordia, … dammi la sapienza che siede in trono accanto a Te” (Sap 8,21-9,1.4). Nella lettera di Giacomo si legge “se qualcuno di voi manca di sapienza, la chieda a Dio, che dona a tutti generosamente” (Gc 1,5).



Nel libro di Daniele, la conoscenza derivante dalla preghiera e dalla penitenza è considerata molto superiore alle conoscenze occulte che si possono acquisire mediante la magia. Alla corte del re Nabucodonosor, Daniele è capace di svelare al re, degli enigmi estremamente difficili, che i maghi del regno non erano stati capaci di risolvere. Al re che gli chiede se lui sia capace di svelare i misteri sconosciuti ai maghi, Daniele risponde: “Il mistero di cui il re chiede la spiegazione non può essere spiegato né da saggi, né da maghi, né da astrologi, né da indovini; ma c’è un Dio nel cielo che svela i misteri” (Dan 2,27-28).



In sostanza, Daniele vuole dire che il sapere occulto ha un limite, perché i maghi non sono in contatto con Dio, mentre Dio svela solo ai suoi servi tutto ciò che essi devono conoscere. Lo stesso accade a Giuseppe in Egitto: il Faraone, dopo che i maghi hanno fallito, lo convoca e gli dice: “Ho sentito dire che ti basta ascoltare un sogno per interpretarlo subito. Giuseppe rispose al Faraone: Non io, ma Dio darà la risposta” (Gen 41,15-16).



C’è ancora una domanda che ci dobbiamo porre: può la preghiera cambiare il corso degli eventi? E come si concilia ciò con l’immutabilità della volontà di Dio?
Dalle parole di Gesù sembra quasi che la preghiera abbia un potere pressoché illimitato. Basta ricordare alcuni insegnamenti evangelici: “quando preghi entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto ti ricompenserà” (Mt 6,6). La promessa che suona “ti ricompenserà”, si riferisce al fatto che la preghiera dell’uomo non resta mai senza una risposta da parte di Dio. Se poi la risposta di Dio è o non è conforme alle aspettative dell’uomo, è un’altra questione. Nel contesto del medesimo insegnamento Gesù dice: “Chiedete e vi sarà dato… Chi di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? Se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano!” (Mt 7,7-11). Bisogna però aggiungere che il passo parallelo di Luca al posto di “cose buone” mette il dono dello Spirito Santo, che Dio dà con assoluta sicurezza a quelli che glielo chiedono (cfr. Lc 11,9-13).



Durante l’ultimo viaggio di Gesù a Gerusalemme, Egli disse ai suoi discepoli, commentando l’episodio del fico seccato: “In verità vi dico, chi dicesse a questo monte: Levati e gettati nel mare, senza dubitare in cuor suo… ciò gli sarà accordato. Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11,23-24). Nell’ultima cena, dopo l’uscita di Giuda dal cenacolo, Gesù ritorna sullo stesso argomento: “Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel figlio” (Gv 14,13). E più avanti ripete: “Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà” (Gv 16,23). Per descrivere la potenza della preghiera non occorrono altre dimostrazioni bibliche. Nella nostra esperienza cristiana, tuttavia, le cose non sembrano andare così lisce. A volte si prega e si ha l’impressione di non essere ascoltati, si attende a lungo e non si ottiene ciò che si chiedeva. Questo fatto ha bisogno di una attenta riflessione per essere spiegato. Infatti, accanto al fatto che Dio ascolta chi lo prega, si dicono nel NT tante altre cose che devono essere tenute altrettanto presenti.



Consideriamole una per una, perché sono esse che tolgono efficacia alla preghiera: nonostante le promesse di Gesù circa l’infallibilità della preghiera, vi sono condizioni che purtroppo la rendono inefficace e sono:


-il dubbio e la mancanza di fiducia in Dio: Mc 11,23-24; Mt 14,31


- un cuore non riconciliato, ferito e malato di risentimenti: Mc 11,25, e in positivo Mt 18,19-20



- una vita non unita profondamente a Cristo: Gv 15,5


- una preghiera che non dà il primato ai valori del regno: Gc 4,3-4


- una preghiera che non è accompagnata dalla conversione: Mc 1,15; At 2,37-38


-una preghiera parolaia: Mt 6,7-8


- una preghiera che è solo un parlare con se stessi: Lc 18,11
Il mistero della volontà di Dio: Is 55,8-9. Dio si riserva infatti di guidare ciascuno in modo diverso e non sempre

comprensibile alla nostra mente
 
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