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Gli Angeli e i Demoni DEI PADRI DEL DESERTO

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San Raffaele Arcangelo
view post Posted on 29/3/2014, 18:14









Chi sono i Padri e le Madri del deserto




I Padri e le Madri del deserto sono stati uomini e donne spirituali che nel IV e V secolo si ritirarono dalle costrizioni e manipolazioni della loro società affamata di potere per combattere i demoni e per incontrare il Dio dell'amore nel deserto dell'Egitto. Erano persone che avevano capito che, dopo un periodo di persecuzioni e con l'accettazione del Cristianesimo nella società, la chiamata radicale di Cristo di lasciare padre, madre, fratello e sorella per prendere la croce e seguirlo aveva perso in gran parte vigore spirituale in favore di una religiosità più accomodante, perdendo il suo potere di conversione profonda ai grandi ideali della fede cristiana.

Gli Abba e le Amma del deserto egiziano avevano abbandonato questo mondo di compromessi, di convenienza e di tiepida spiritualità e avevano scelto la solitudine, il silenzio e la preghiera come via per essere testimoni viventi del Signore crocifisso e risorto. In questo modo diventarono nuovi "martiri", testimoniando, non con il sangue, ma con la loro dedizione coerente a una vita umile fatta di lavori manuali, digiuno e preghiera continua. La vita di questi antichi eremiti cristiani può essere considerata come una lotta ardua e spesso dolorosa alla ricerca della loro vera identità. Il mondo da cui tentarono di fuggire è un mondo in cui il denaro, il potere, la fama, il successo, le conoscenze sono la strada per l'autostima e quindi per la vanagloria. È il mondo che dice: "Sei ciò che hai". Questa falsa identità non dà mai la sicurezza e la certezza che ricerchiamo, ma ci getta nella spirale di un desiderio permanente di possedere di più - più denaro, più potere, più amici - nell'illusione che un giorno arriveremo in un posto da sogno in cui nulla e nessuno ci potranno più fare del male. Gli eremiti del deserto erano profondamente consapevoli del fatto che questa illusione corrompesse non solo la società, ma anche la Chiesa stessa. Essi scapparono nel deserto per liberarsi di questo io costrittivo per scuotersi di dosso i molti strati della delusione e rigenerare solo in Dio il loro vero io. Nel deserto, lontani dalle lodi e dalle critiche, potevano crescere nella consapevolezza che essi non erano ciò che la gente diceva che fossero, ma ciò che Dio aveva voluto che fossero; suoi figli e figlie, generati e rinnovati nel suo Santo Spirito.

Nel deserto compresero che, finché avessero ricercato la loro identità fuori da Dio, sarebbero finiti nella spirale viziosa del volere sempre di più. Ma scoprirono anche che la loro vera identità era strettamente legata all'amore iniziale di Dio stesso e che questo amore li liberava dalle tremende costrizioni e permetteva loro di relazionarsi con la società in modo libero, gioioso e pacifico. Il modo di vivere degli Abba e delle Amma del deserto mostra come la scoperta della nostra vera identità non significhi semplicemente avere un nuovo punto di vista. Recuperare la nostra vera identità richiede una trasformazione totale; esige un lungo e spesso lento processo attraverso il quale entriamo sempre di più nella verità, cioè in ma vera relazione con Dio, e attraverso Lui, con noi stessi.

Il deserto - quello egiziano degli Abba e delle Amma, ma anche il nostro deserto spirituale - ha un duplice aspetto: è vastità desolata e Paradiso. È desolazione, perché nel deserto lottiamo contro le bestie selvagge che ci attaccano, i demoni della noia, della tristezza, della rabbia e dell'orgoglio. Ma è anche paradiso, perché vi possiamo incontrare Dio e pregustare la sua pace e la sua gioia.

Amma Sincletica disse: "All'inizio, per coloro che si avvicinano a Dio c'è lotta e impegno, Ma, poi, giunge una gioia indescrivibile. È come accendere un fuoco: dapprima tutto è fumoso e gli occhi lacrimano, ma poi ottieni il risultato desiderato. In questo modo anche noi dobbiamo accendere il fuoco divino in noi stessi con lacrime e sforzi". Tuttavia, sarebbe un errore pensare che i padri e le Madri andarono nel deserto solamente per la propria salvezza. Questo fu certamente un aspetto importante della loro vita monastica, ma non fu mai separato

dal profondo senso di servizio alla più ampia comunità cristiana. La loro lotta non fu solo per loro stessi, ma per tutti i fratelli cristiani. Ritenevano che il deserto fosse un luogo in cui i demoni si rifugiassero dopo le loro distruzioni nei paesi e nelle città. Andarono nel deserto per intraprendere un combattimento nel nome di tutta la Chiesa. Gli eremiti del deserto erano eremiti per gli altri. In questo modo è facile capire come molte persone, dai villaggi e dalle città, laici, sacerdoti e vescovi andassero a trovarli e a chiedere i loro consigli, la loro guida o semplicemente una parola di conforto. È inoltre comprensibile come per loro fu sempre un obbligo primario essere ospitali con i visitatori e aiutare i poveri e i bisognosi. Persino la più severa forma di ascetismo fu considerata meno importante del servizio al prossimo. Ecco perché uno dei saggi del deserto disse: "Anche il fratello che digiunasse sei giorni sino a ridursi allo stremo, non arriverebbe a eguagliare colui che serve il malato". Fuggire dal mondo era per i padri e le madri del deserto scappare da una prigione con l'intenzione di liberare gli altri prigionieri.

Gli angeli nei detti dei Padri del deserto

Nelle storie dei Padri del deserto spesso ci sono riferimenti agli spiriti celesti, eccone alcune di queste storie dove si parla degli angeli: "Abba Pafnunzio disse: "Mentre camminavo su una strada mi successe di smarrirmi e di trovarmi vicino a un villaggio. Vidi alcune persone che facevano penose conversazioni. Io stetti in piedi a pregare per i miei peccati. Ed ecco, venne un angelo che teneva una spada e mi disse: Pafnunzio, tutti quelli che giudicano i loro fratelli periscono per mezzo di questa spada; ma tu, perché non hai giudicato, ma ti sei umiliato di fronte a Dio dicendo che tu hai peccato, per questo il tuo nome è iscritto nel libro dei viventi".

"Un giorno Abba Isacco di Tebe andò in una comunità monastica e, visto un fratello che si comportava male, lo condannò. Mentre tornava nel deserto, un angelo del Signore venne a lui e si mise davanti alla porta del suo eremo dicendo: "Non ti lascerò entrare". Egli chiese: "Perché?" L'angelo rispose: "Dio mi ha mandato per chiederti dove deve gettare il peccatore che tu hai giudicato". Egli immediatamente si pentì e disse: "Ho sbagliato, perdonami". L'angelo replicò: "Alzati, Dio ti ha perdonato. In futuro assicurati di non giudicare prima di Dio".

"Un giorno, Abba Agatone stava andando in città a vendere piccoli utensili. Sul ciglio della strada incontrò un lebbroso, che gli chiese: "Dove vai?" Abba Agatone rispose: "In città, a vendere queste cose". Allora gli disse. "Fammi un favore, portami laggiù". Così il monaco lo portò in città con sé. Il lebbroso disse: "Portami con te dove vendi le tue cose". E così fece. Quando vendette il primo oggetto, il lebbroso gli chiese: "A quanto l'hai venduto?" Il monaco glielo disse. Rispose: "Comprami qualcosa di bello" e gliela comprò. I1 monaco vendette un altro oggetto. Il lebbroso, allora gli chiede: "A quanto l'hai venduto?" Il monaco gli riferì il prezzo: "Comprami quello", disse. E lui lo comprò. Venduto tutto, il monaco fece per andarsene e il lebbroso gli chiese: "Stai tornando a casa?" Gli rispose di sì. "Fammi ancora un favore" replicò allora "portami dove mi hai trovato". Così fece il monaco. E il lebbroso disse: "Sia tu benedetto dal Signore, Agatone, in cielo e sulla terra!" Agatone alzò gli occhi e non vide più nessuno, poiché costui era un angelo del Signore che era venuto a metterlo alla prova".

"Si narrava che un saggio avesse digiunato per settanta settimane di seguito mangiando solo una volta alla settimana. Egli chiese a Dio il significato di alcune parole della Sacra Scrittura, ma Dio non gli rispose. Allora disse tra sé: "Ho fatto un grande sforzo, ma non ho fatto alcun progresso. Perciò, andrò a chiedere a mio fratello". Dopo essere uscito, aver chiuso la porta ed essersi messo in viaggio, un angelo del Signore fu mandato da lui e disse: "Settanta settimane di digiuno non ti hanno portato vicino a Dio, ma ora che sei abbastanza umile da andare a chiedere a tuo fratello, ecco sono stato mandato da te per rivelarti il significato della Scrittura". L'angelo spiegò ciò che l'uomo voleva sapere e se ne andò". "Il santo abba Antonio, quando si trovava nel deserto, cadde in preda al disgusto e a un buio profondo dell'intelletto. Allora parlò a Dio: "Signore, io desidero essere salvato, ma i miei pensieri me lo impediscono; che cosa posso fare nella mia afflizione? Come posso essere salvato?" Poco dopo, alzatosi per uscire, Antonio vide un altro come lui, seduto a lavorare, poi lo vide alzarsi dal suo lavoro per pregare, sedersi di nuovo e intrecciare una corda, quindi alzarsi ancora per la preghiera. Era un angelo del Signore inviato per correggere Antonio e rassicurarlo; e sentì l'angelo che gli diceva: "Fa' così e sarai salvato". A queste parole, Antonio si sentì pieno di gioia e di coraggio, fece così e fu salvo".

I demoni nei detti dei Padri del deserto

Nei detti dei Padri del deserto sono presenti diversi riferimenti agli spiriti ribelli e tenebrosi, ecco alcuni di questi detti di saggezza eremitica sui demoni: "Disse Amma Sincletica: "Non è bene arrabbiarsi. Ma se ciò dovesse succedere, non permettere che questo rovini la tua giornata. Poiché è detto: "Non lasciare tramontare il sole. Altrimenti, rovineresti il resto della tua vita. Perché odiare una persona che ti ferisce, quando non è la persona che è cattiva, ma il diavolo? Odia la cattiveria, non la persona malvagia".

"Un fratello domandò a Isidoro: "Perché i demoni hanno così paura di te?". Il vegliardo gli rispose: "Perché dal giorno in cui sono diventato monaco mi esercito nel non lasciar arrivare la collera alla mia bocca". "Un giorno alcune persone portarono a un saggio di Tebe un indemoniato, sperando che egli potesse curarlo. Dopo che gli fu chiesto con insistenza di guarirlo, il saggio disse al demonio: "Esci da questa creatura di Dio". Il demonio replicò: "Uscirò, ma lascia che ti chieda una cosa. Dimmi, chi sono i capri e chi le pecore?". Il saggio rispose: "I capri sono quelli come me, ma le pecore solo Dio lo sa". Udendo ciò il demonio gridò ad alta voce: "Ascolta, è per tua umiltà che io esco". E in quel preciso istante se ne andò". "Un fratello si recò presso un anziano che abitava al Monte Sinai e gli domandò: "Padre, dimmi come si deve pregare, perché ho molto irritato Iddio". L'anziano gli disse: "Figliuolo, io quando prego parlo così: Signore, accordami di servirti come ho servito Satana e di amarti come ho amato il peccato".

"I fratelli chiesero ad Abba Agatone: "Padre, quale virtù richiede lo sforzo maggiore nel nostro stile di vita?" Egli rispose: "Perdonatemi, ma non c'è sforzo paragonabile alla preghiera a Dio. Infatti, in qualunque momento tu voglia pregare, i demoni ostili cercano di interromperti. Ovviamente sanno che l'unica cosa che ti intrappola è la preghiera a Dio. Quando intraprendi un buon lavoro e in esso perseveri, ottieni la pace. Ma la preghiera è una battaglia fino all'ultimo respiro". "Si raccontava che Amma Sarra, per tredici anni, ebbe molto a lottare con il demone della fornicazione e che non pregò mai di essere liberata dalla lotta, ma diceva piuttosto: "O Dio, dammi la forza".

"Un'altra volta, alcune persone condussero a Abba Longino un indemoniato. Egli disse loro: "Io non posso fare niente per voi, andate invece da Abba Zenone". Più tardi Abba Zenone cominciò a far pressione sul demone per cacciarlo e questi si mise a gridare: Abba Zenone, pensi forse che me ne vada per te? Ma ecco Abba Longino che prega laggiù e mi apostrofa per insultarmi; è nel timore delle sue preghiere che me ne vado, perché a te non avrei risposto". "Un anziano andò a fare visita a un altro. Mentre stavano parlando, uno di loro disse: "Sono morto a questo mondo". L'altro gli rispose: "Non essere così sicuro di te stesso fino a quando sei morto veramente, poiché se anche tu credi di essere morto, Satana non lo è". "Abba Macario disse: Se conserviamo il ricordo dei torti che ci hanno causato gli uomini noi sopprimiamo la forza del ricordo di Dio. Ma se ricordiamo i mali dei demoni, saremo invulnerabili". "Un anacoreta vide un demone che ne spingeva un altro perché andasse a svegliare un monaco. Udì l'altro dire: "Non posso farlo, perché una volta l'ho svegliato ed egli si è alzato e mi ha bruciato con i suoi Salmi e le sue preghiere". "Un giorno Abba Macario stava tornando alla sua cella dalla palude trascinando dei rami di palma. Ecco, però, che lungo la via incontrò il diavolo che aveva in mano una falce e cercò di attaccarlo. Ma non ci riuscì. Disse allora: "Sto soffrendo molto per causa tua, Macario. Faccio ciò che fai tu. Quando digiuni non mangio e quando vegli non dormo. Eppure, c'è solamente una cosa nella quale mi superi". Chiese Abba Macario: "Quale?". Rispose il demonio: "La tua umiltà, e per questo sono impotente di fronte a te!".



"Un monaco chiese ad Abba Pambone: "Perché i demoni mi trattengono dal compiere il bene in favore del mio prossimo?" L'anziano disse: "Non parlare in questo modo, o farai passare Dio per un bugiardo. Perché non dici che sei tu a non volere essere altruista? Tempo fa, Dio disse: "Vi ho dato il potere di calpestare scorpioni e serpenti e tutte le forze del male. Perché dunque, tu non calpesti lo spirito del male?". "Il padre Antonio disse: "Vidi tutte le reti del Maligno distese sulla terra, e dissi gemendo: - Chi mai potrà scamparne? E udii una voce che mi disse: - L'umiltà". (Tratto da: Il Segno”)





LA CORONA ANGELICA

Forma della corona angelica

La corona usata per recitare la «Coroncina Angelica» è formata da nove parti, ciascuna di tre grani per le Ave Maria, preceduti da un grano per il Padre nostro. I quattro grani che precedono la medaglia con l'effigie di San Michele Arcangelo, ricordano che dopo l'invocazione ai nove Cori angelici bisogna recitare ancora quattro Padre nostro in onore dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele e del Santo Angelo custode.



Origine della corona angelica

Questo pio esercizio fu rivelato dall'Arcangelo Michele stesso alla serva di Dio Antonia de Astonac in Portogallo.

Il Principe degli Angeli apparendo alla Serva di Dio disse che voleva essere venerato con nove invocazioni in ricordo dei nove Cori degli Angeli.

Ogni invocazione doveva comprendere il ricordo di un Coro angelico e la recita di un Padre nostro e tre Ave Maria e concludersi con la recita di quattro Padre nostro: il primo in suo onore, gli altri tre in onore di S. Gabriele, S. Raffaele e degli Angeli custodi. L'Arcangelo promise ancora di ottenere da Dio che colui che l'avesse venerato con la recita di questa coroncina prima della Comunione, sarebbe stato accompagnato alla sacra Mensa da un Angelo di ciascuno dei nove Cori. A chi l'avesse recitata ogni giorno prometteva la continua particolare assistenza sua e di tutti gli Angeli santi durante la vita e in Purgatorio dopo la morte. Benché queste rivelazioni non siano ufficialmente riconosciute dalla Chiesa, tuttavia tale pia pratica si diffuse tra i devoti dell'Arcangelo Michele e dei santi Angeli.

La speranza di ricevere le grazie promesse è stata alimentata e sostenuta dal fatto che il Sommo Pontefice Pio IX fece arricchire di numerose indulgenze questo pio e salutare esercizio.



Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.

S. Michele Arcangelo, difendici nella lotta, per essere salvati nell'estremo giudizio

1a Invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del celeste coro dei Serafini, ci renda il Signore degni della fiamma di perfetta carità. Pater, tre Ave al 1° Coro Angelico.

2a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del Coro celeste dei Cherubini, voglia il Signore darci la grazia di abbandonare la vita del peccato e correre in quella della cristiana perfezione. Pater, tre Ave al 2° Coro Angelico.

3a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del sacro Coro dei Troni, infonda il Signore nei nostri cuori lo spirito di vera e sincera umiltà.Pater, tre Ave al 3° Coro Angelico.

4a invocazione

Ad intercessione di S. Michele Arcangelo e del coro celeste delle Dominazioni, ci dia grazia il Signore di dominare i nostri sensi e correggere le corrotte passioni. Pater, tre Ave al 4° Coro Angelico.

5a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del celeste Coro delle Potestà, il Signore si degni di proteggere le anime nostre dalle insidie e tentazioni del demonio. Pater, tre Ave al 5° Coro Angelico.

6a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro delle ammirabili Virtù celesti, non permetta il Signore che cadiamo nelle tentazioni, ma ci liberi dal male. Pater, tre Ave al 6° Coro Angelico.

7a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste dei Principati, riempia Dio le anime nostre dello spirito di vera e sincera obbedienza.Pater, tre Ave al 7° Coro Angelico.

8a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste degli Arcangeli, ci conceda il Signore il dono della perseveranza nella fede e nelle opere buone. Pater, tre Ave al 8° Coro Angelico.

9a invocazione

Ad intercessione di S. Michele e del Coro celeste di tutti gli Angeli, si degni il Signore concederci di essere da essi custoditi nella vita presente e poi introdotti nella gloria dei cieli. Pater, tre Ave al 9° Coro Angelico.

Un Padre nostro a San Michele.

Un Padre nostro a San Gabriele.

Un Padre nostro a San Raffaele.

Un Padre nostro allAngelo Custode.



Preghiamo

Onnipotente, sempiterno Dio, che con prodigio di bontà e misericordia, per la salvezza degli uomini hai eletto a Principe della tua Chiesa il glorioso San Michele, concedici, mediante la sua benefica protezione, di essere liberi da tutti i nostri spirituali nemici. Nell'ora della nostra morte non ci molesti l'antico avversario, ma sia il tuo Arcangelo Michele a condurci alla presenza della tua divina Maestà. Amen.
 
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