| IL DOLORE IMPERFETTO Il dolore dei peccati è imperfetto, quando ci si pente del male, non per la offesa fatta al Signore, ma per paura dei divini castighi. Così è imperfetto il pentimento di quel figlio, che, avendo mancato verso suo padre, si duole non per l'offesa recata, ma per la punizione che riceverà. Il dolore imperfetto è sufficiente ad ottenere il perdono dei peccati, quando è accompagnato dall'assoluzione del Sacerdote e, cioè, solamente quando si è perdonati in Confessione. Come ben si vede, il dolore perfetto ha un valore di gran lunga superiore a quello imperfetto. Per confessarsi bene è desiderabile il dolore perfetto e conviene eccitarvisi; ma anche quando c'è soltanto il dolore imperfetto, la Confessione è ben fatta e l'anima può restare tranquilla. DOLORE INTERNO ED UNIVERSALE Quando si parla di dolore, non bisogna intendere quello sensibile del corpo, ma quello interno, dell'anima. Non è necessario perciò versare lacrime per avere dolore dei peccati, oppure sentire la commozione. Questi segni sensibili sono buona cosa, ma per essere pentiti del male fatto basta sentire il dispiacere di aver offeso Dio o di aver meritato i suoi castighi o di aver macchiato l'anima propria. Il dolore deve essere anche universale, cioè deve estendersi a tutti i peccati gravi commessi, senza; eccezione. Chi si confessa, ad esempio, di aver bestemmiato e di essersi ubriacato, deve essere pentito e dell'uno e dell'altro peccato; diversamente il suo dolore non è valido per l'assoluzione. DI QUALI PECCATI PENTIRSI Si è obbligati a pentirsi dei peccati mortali, cioè delle colpe gravi. Riguardo ai peccati leggeri, non c'è obbligo di estendere anche ad essi il pentimento, quando si hanno dei mortali da accusare; però conviene pentirsi anche dei peccati veniali per purificare meglio l'anima. Quando chi si confessa, accusa soltanto colpe leggere, deve averne il dolore conveniente, se no la Confessione resta nulla, cioè senza alcun effetto. AVVERTIMENTO IMPORTANTE UN'OSSERVAZIONE Voi, o fedeli, che con frequenza vi accostate al Sacramento della Penitenza, e che d'ordinario non commettete peccati gravi, ponete mente a quanto segue: Affinchè la Confessione dei vostri piccoli falli sia valida, basta che siate pentiti in generale dei dispiaceri dati a Gesù; è sufficiente pure che siate pentiti almeno di qualcuno dei peccati veniali; può anche bastare il proponimento di fare meno colpe leggere in avvenire; insomma è segno di dolore la volontà di farsi più buoni. Chi non ha nell'anima neppure un peccato veniale e vuole ricevere l'assoluzione, deve accusare e pentirsi almeno di qualche peccato della vita passata, anche già confessato. Si è soliti recitare l'atto di dolore durante la Confessione stessa, quando cioè il penitente sta per ricevere l'assoluzione. Giova sapere che l'atto di dolore si può anche recitare prima di andare a confessarsi. PROPONIMENTO Il termometro del dolore, il segno sicuro del pentimento, è il proponimento, cioè la volontà risoluta di evitare il peccato e di fuggirne le occasioni. La ricaduta nel peccato non sempre è segno di cattiva Confessione; bisogna tener conto della fragilità della volontà umana. Quelli che si confessano e dopo hanno la disgrazia di ricadere nei gravi peccati dì prima, però non subito, ma dopo qualche tempo e soltanto qualche volta; quelli che per non ricadere in peccato si aiutano alla meglio, si fanno violenza, fuggono le occasioni pericolose, combattono, resistono, adoperano i convenienti mezzi, per cui ne segue la diminuzione dei peccati e il miglioramento di vita; costoro possono stare tranquilli sul valore della loro Confessione, poichè hanno il vero dolore e il necessario proponimento. Le eventuali ricadute nel peccato sono effetto dell'umana debolezza, non della Confessione mal fatta. Chi si confessa e ricade ad ogni tratto nei peccati mortali con la stessa frequenza e facilità di prima, con poca o nessuna resistenza, senza adoperare le dovute cautele per premunirsi contro le ricadute, ha certo motivo di tremare sullo stato dell'anima propria, perchè le sue Confessioni non sono fatte bene. CONFESSARSI E NON EMENDARSI E' LA STRADA PER DANNARSI Dio ha tutte le perfezioni; in Lui è uguale tanto la giustizia quanto la misericordia; però verso le creature umane, durante la vita presente, Egli mostra più la bontà anziché la giustizia. Un'affermazione, strana apparenza, merita di essere considerata. E' stato detto: « Manda all'inferno più anime la divina bontà, che non la divina giustizia ». Tanti infatti al pensiero della misericordia di Dio, pigliano ansa a peccare e peccando dicono: Del resto il Signore è buono, è Padre di misericordia, ci compatisce e ci perdona facilmente! - Chi si confessa e ripecca tanto serenamente, senza correggersi, non fa altro che abusare della bontà di Dio e servirsi della Confessione come di semplice scarico delle proprie colpe. Il recidivo volontario infatti dice: Per il momento pecco, soddisfo le mie voglie... poi mi confesserò e tutto passerà! - Sventurato chi fa così! Iddio non ha istituito il Sacramento della misericordia per giuoco e per dare agio a peccare di più! I profanatori della Confessione che sono i recidivi volontari, pensino che sono avviati all'inferno. Confessarsi e non emendarsi è la strada per dannarsi! LA CONFESSIONE DEL LUPO E' una favola, ma è bene ricordarla a tanti, perchè molto significativa. Un giorno un lupo si presentò al guardiano di un convento per confessarsi. Mentre, il Confessore gli suggeriva delle buone considerazioni, si sente un belare di pecore e un. tintinnio di campanelli. Passava un gregge. Il lupo sentì venire subito l'appetito e disse: Padre, per carità, fate presto! - Ti senti male forse? - No, sto benissimo; ma ho tanta fretta! Permettete che vada a mangiare qualche pecorella e poi ritorni?... Vi prometto che manterrò la parola! E così dicendo, lasciò il Confessore e corse dietro al gregge. Bella Confessione questa! E' una favola. Ma quanti cristiani si confessano come il lupo, perchè non sono decisi a troncare la catena dei loro gravi peccati! LA GRANDE CAUSA Qual è il motivo di tante ricadute nel peccato e del conseguente ritorno di Satana nell'anima? Come mai chi ha cacciato da sè il demonio al mattino, nella stessa giornata gli spalanca le porte del cuore, per farlo rientrare in compagnia di altri spiriti maligni? Causa di tutto questo è il mettere poco o nessuno impegno nella fuga delle occasioni. IMPARIAMO DAL DEMONIO Durante un esorcismo fu interrogato il demonio da un Sacerdote: Che cosa temi tu? - Temo niente! - Non hai paura della preghiera, dei Sacramenti e specialmente della Confessione, con la quale le anime ritornano a Dio? - Me ne rido! Sappi che nell'inferno c'è tanta gente che ha pregato, che si è confessata mille volte! Non è ciò che temo! - In nome di Dio, parla e dimmi il vero! - Ebbene, mio malgrado, eccoti la verità! Una sola cosa temo: la fuga delle occasioni! - Quando un'anima ritorna a Dio e fugge le occasioni, si salva; se invece non le fugge, anzi le cerca, cade e ricade nei peccati e a nulla le valgono i Sacramenti. ANGOSCIOSO GRIDO! O anime cristiane, che desiderate salvarvi, che temete i divini giudizi, che pregate e vi accostate ai santi Sacramenti, ma che intanto cadete e ricadete nella colpa, ascoltate quest'angoscioso grido d'un povero Ministro del Signore: Fuggite, fuggite subito fuggite sempre le occasioni di peccato! Chi non fugge l'occasione, andrà in perdizione. LE PRINCIPALI OCCASIONI Alcune occasioni sono prossime di peccato di per se stesse e per tutti; altre invece sono prossime relativamente, cioè per certe persone e in speciali circostanze. Voglio, o anima, metterti a conoscenza delle principali occasioni, affinché possa tu fuggirle. Sono occasioni prossime di peccato: la compagnia di persone amiche, in cui si parla e si agisce scandalosamente; la lettura di libri cattivi; l'assistere a spettacoli immorali; il fare dei balli poco castigati; la vita di spiaggia poco seria; ecc. TRONCARE SUBITO Ti trovi, o anima cristiana, impigliata in qualche occasione prossima di peccato? Se vuoi salvarti, fuggi tale occasione! Il tuo cuore forse sanguina al pensiero di troncare quell'amicizia... di bruciare quel libro... di privarti di quello spasso!... Eppure è necessario fare ciò. Dice Gesù: Se il tuo occhio ti è di scandalo, cioè occasione di peccato, strappalo e gettalo via! E' meglio andare in Paradiso con un occhio solo, anziché all'inferno con due! - Ami tu, dunque, quella persona o quell'oggetto come la pupilla degli occhi tuoi? Se ciò ti è motivo di peccato, tronca tutto! Iddio te lo impone! ... E PROPONGO DI FUGGIRE LE OCCASIONI! Allorchè ti trovi prostrata ai piedi del Confessore e reciti l'atto di dolore, tu dici: E propongo di fuggire le occasioni! Se tu però non hai la volontà di fuggire le occasioni prossime del peccato grave, ti, confessi male. Ricorda che non basta dire ciò a parole, bisogna provarlo con i fatti. L'ACCUSA DEI PECCATI La quarta condizione per ben confessarsi è l'accusa dei peccati fatta al Sacerdote Confessore per averne l'assoluzione. La manifestazione delle proprie colpe deve essere semplice e sincera. SEMPLICITA' Per essere semplici, si eviti di raccontare quello che non riguarda l'accusa dei peccati. Procuri il penitente quando si confessa di non fare il nome di alcuno; e non dimentichi che deve confessare i propri peccati e non quelli degli altri. UNA BUONA LEZIONE Si presentò al confessionale una donna, che subito prese a dire: Padre, non ne posso più! Ho un marito, che è un demonio. Egli bestemmia, grida, impreca, giuoca, si ubriaca... - E voi? - soggiunse il Confessore. - Io non faccio niente; soffro sempre. - Ho capito, disse il Padre. Per penitenza dei vostri peccati, reciterete una Ave Maria; per i peccati di vostro marito, direte sei Rosari alla Madonna e farete un giorno di digiuno. - Per i peccati di mio marito?... Oh, questa è bella! Lui ha peccato ed io devo fare la penitenza!? Non mi pare giusto! - Ed allora, concluse il Confessore, se non vi pare giusto, perchè confessate i peccati di vostro marito? Lasciate che li confessi lui, se ne ha voglia; voi accusate le vostre mancanze. Quanti meriterebbero simile lezione! CHE COSA CONFESSARE? Si è tenuti a confessare i peccati gravi, o creduti tali, e bisogna dirne possibilmente il numero e le circostanze che ne mutano le specie. I PECCATI DUBBI Strettamente parlando, non ci sarebbe obbligo di confessare i peccati dubbi. Però a quelli che hanno la coscienza larga o rilassata, si raccomanda di accusarli per maggior tranquillità. Le anime delicate possono benissimo fare a meno di confessare i peccati dubbi; alle anime scrupolose è proibito confessarli. In ogni caso, i dubbi si confessano come dubbi; e non fanno bene coloro che accusano come certi i peccati incerti, unicamente per restare più sereni. Si dica adunque così: Padre, mi accuso di tale peccato... sono però in dubbio di averlo commesso o di averlo fatto volontariamente; me ne confesso come sono colpevole davanti a Dio! UN ERRORE POPOLARE Può avvenire di trasgredire la legge divina per ignoranza o per dimenticanza; oppure può darsi di trascurare un precetto ecclesiastico per un grave motivo. In questi casi non si è obbligati a confessare tali trasgressioni, appurato perchè non c'è stato il vero peccato formale. Così, un bambino sui sette anni commette un'azione e non sa che essa sia peccato e neanche sospetta che sia male. Coll'andar degli anni comprende che quella azione era proibita da Dio e allora va a confessarla come peccato. Costui è in errore. Non deve confessare quello che fece senza averlo conosciuto come male. In realtà non peccò, perché ignorava la legge di Dio. Un tale giura falsamente, ma fa questo per distrazione, senza avvertire quel che fa. Di fatto trasgredisce la legge divina, ma non pecca per niente, perchè manca la condizione essenziale per fare il peccato, cioè 1a conoscenza e la volontà. Quando questi si confessa, non deve dire: «Padre, ho giurato falsamente», ma piuttosto deve tacere come se niente avesse fatto. Tutto al più, per togliersi un eventuale scrupolo, potrebbe dire: « Padre, ho giurato il falso, ma senza accorgermene ». Una fanciulla, essendo domenica, vorrebbe andare a Messa. Il papà per motivi particolari proibisce alla figlia di uscire di casa. Costei rimane male, perchè pensa: Faccio peccato tralasciando oggi la Messa. - La fanciulla non pecca, poichè vorrebbe andare a Messa, ma non può; si tratta di precetto ecclesiastico e basta una grave ragione per essere scusata davanti a Dio, e tale e appunto per lei la risoluta proibizione del padre suo. Quando va a confessarsi, non deve dire di aver perduto la Messa in giorno festivo, ma deve tralasciare d'accusarsene. Se vuole, può dire così: « Ho perduto la Messa, ma non per colpa mia » e questo unicamente per ricevere qualche consiglio dal Confessore e così sapersi regolare meglio in avvenire. Ho voluto dare come titolo a questo capitoletto « Un errore popolare», poichè d'ordinario il popolo, per mancanza d'istruzione, confessa anche i peccati che non ha fatto. Non tutti sanno confessare i peccati di pensiero. Qualunque peccato prima si compie nel pensiero e poi si esplica con le parole e con le opere. Chi confessandosi dice: «Accuso i miei peccati di pensiero! » se non aggiunge altro, l'accusa non è esatta. Bisogna dire al confessore su quale punto morale poggiano i peccati di pensiero. Così il penitente deve dire: « Ho peccato col pen-siero riguardo la moralità... Riguardo all'odio al prossimo desiderando il male altrui... col desiderio di togliermi la vita… SACRILEGIO Chi profana il Sacramento della Confessione volontariamente, commette un gravissimo peccato di sacrilegio. Tale profanazione si ha quando ci si confessa senza il necessario dolore, oppure quando si tace per vergogna ciò che si è tenuti a dire al Ministro di Dio. Hai commesso dieci peccati mortali; ne confessi nove e ne taci uno per vergogna, oppure lo confessi male volontariamente; così facendo non solo Iddio non ti perdona il peccato taciuto, ma neanche gli altri nove confessati, che anzi, finita la Confessione, hai l'anima macchiata da undici peccati, perchè vi hai aggiunto il sacrilegio. Se in tale stato ti comunichi, fai un altro sacrilegio, perchè ricevi indegnamente Gesù Cristo. E' un peccato così facile commettersi il sacrilegio in Confessione, che credo opportuno intrattenermi ampiamente. PERCHE' NASCONDERE I PECCATI? Vai a confessarti, o anima cristiana? Confessati bene, per amor del Cielo! E' meglio non confessarti, anziché confessarti male; andresti cosi all'inferno con meno peccati. Ma perchè vorresti nascondere i peccati al medico dell'anima tua? Nascondi forse le malattie al medico del tuo corpo? Come potresti essere curata? Pensaci seriamente! VERITA' FUNESTA Sant'Antonino di Firenze vide vicino al confessionale il demonio, in atteggiamento di chi aspetta. - Che cosa fai qui? - gli domandò. - Aspetto che vengano! - rispose il demonio. - E chi? - Lo sai meglio di me!... Quelli che devono confessarsi. - E che cosa vorresti fare? - Restituire! - Tu, restituire?... E che cosa? - La vergogna! Quando i tuoi penitenti hanno da peccare, tolgo loro la vergogna e così fanno il male; quando vogliono confessarsi, dó nuovamente la vergogna, affinché nascondano i peccati. - Il Santo conosceva bene il fine della presenza del demonio vicino al confessionale, ma volle sentire dalla sua stessa bocca la funesta verità: “Restituire la vergogna!” LO SCIMMIONE Don Bosco confessava una sera nel coro della Chiesa di S. Francesco di Sales; molti erano i giovani che aspettavano per avere l'assoluzione. Si avanzò per confessarsi un giovanetto, risoluto di nascondere un peccato. Don Bosco per divina assistenza se ne accorse; e quando il penitente finì l'accusa dei peccati, gli domandò: Ci sono altre colpe? – Nossignore! - Figlio, confessati bene! Non fare piangere Gesù e ridere il demonio! Le assicuro che non ho fatto più niente! - Allora Don Bosco gli disse: Guarda un po' chi hai dietro alle spalle! - C'era il demonio. Il giovanetto emise un grido, si aggrappò al collo di Don Bosco e subito confessò il peccato. Quelli che erano in chiesa udirono il grido e dopo usciti domandarono al compagno cosa gli fosse capitato. Egli narrò che aveva visto dietro di sè, proprio alle spalle, un demonio sotto forma di scimmione, dagli occhi di fuoco, il quale faceva di tutto perchè egli nascondesse un peccato. Come il lupo afferra le pecore per la gola e le porta via senza che passano gridare, cosi fa il demonio con tante anime: le piglia per la gola, affinchè non dicano i peccati al Confessore e così le porta all'inferno. LA VERGOGNA E' un sentimento naturale la vergogna dopo la colpa; l'ebbero per primi Adamo ed Eva dopo aver mangiato il frutto proibito da Dio. Però la vergogna bisogna averla prima di fare il peccato! Quando il demonio dice: Vèndicati di quell'offesa! Ruba quella cosa! Fa' un discorso vergognoso! Commetti quest'impurità! - allora è il caso di dire a se stessi: E non mi vergogno di fare queste cose... di commettere simili bassezze... di ribellarmi a Dio?... - Invece, mentre c'è la passione, il demonio toglie la dignità personale, fa commettere spudoratamente il male e suggerisce con astuzia: Non aver paura di peccare; poi ti confesserai e tutta sarà finito! - Al momento in cui il peccatore va a confessarsi, ecco di nuovo il demonio, padre della menzogna, farsi avanti e ridare la vergogna. - E come, dice al penitente, come farai a confessare quel peccato? Che cosa dirà il Sacerdote?... Tu perderai la stima presso di lui! Sai qual è la miglior cosa? Non dire niente di quella brutta azione! Confessa pure gli altri peccati... ma, per carità, non dire quello!... - E siccome davanti al primo sacrilegio il penitente non si sa decidere, il demonio incalza di più: - Ebbene, adesso taci quel peccato; la prossima volta che ti confesserai, dirai tutto e metterai a posto la coscienza! - Guai se il peccatore cade in questo laccio diabolico! Fatto il primo sacrilegio, confessandosi male, farà subito il secondo: la Comunione indegna. – Ti sei confessato male - dirà il demonio - pazienza! Non lasciare però la Comunione! Che cosa diranno gli altri se non ti comunichi?... Sarà un altro sacrilegio...; ebbene la prossima volta, quando ti confesserai, invece di un sacrilegio ne accuserai due. LA CATENA CHE PORTA ALL'INFERNO Qualche volta Iddio colpisce il povero peccatore subito al primo sacrilegio; ma spesso pazienta, nella sua infinita bontà. Se l'infelice dicesse: «Ho fatto il primo ed il secondo sacrilegio e non mi è capitato niente di male! » e pigliasse da ciò animo a commetterne ancora, si potrebbe già dire che costui si trovi con un piede nell'inferno: Il demonio lo ha legato con la terribile catena dei sacrilegi e non si darà pace se non riuscirà nel suo intento. Osserviamo il lavorio di Satana. Il sacrilego, spinto dal rimorso, va in cerca del Sacerdote per riacquistare la pace. - Confesserò il male fatto e non penserò più al passato! - dice in cuor suo. Il demonio l'assale con più energia. - Vuoi confessare i due sacrilegi commessi con la Confessione e con la Comunione ricevuta male? Oh, questo è troppo davvero! Il sacrilegio farà rabbrividire il Sacerdote e chissà che cosa potrà dirti dopo! - Eppure, dirà il peccatore, devo confessare tutto... non posso stare con la coscienza imbrogliata!... - Benissimo, confesserai tutto; invece di far questo ora, lo farai in occasione della Pasqua. In questo frattempo certamente non morrai!... Dovessi anche morire, chiameresti prima un Prete e tutto si regolerebbe! - Sono tanti i falsi ragionamenti del demonio, che il miserabile si decide a tacere ancora il grave peccato e dopo ciò... i sacrilegi si moltiplicano con poco rimorso: Confessioni e Comunioni sacrileghe. Viene la Pasqua e il demonio facilmente persuade a differire la buona Confessione. - La farai fra alcuni anni... quando sarai più avanzato in età... quando ti capiterà una grave malattia... sul letto di morte... C'è tempo... c'è sempre tempo! - E chi dà il tempo?... Iddio! e dopo che il sacrilego ha abusato della divina bontà, dopo che ha impiegato male il tempo, può sperare che Iddio gli dia ancora tempo?... Forse si, ma potrebbe anche essere no! Il demonio, che è riuscito a legare con la forte catena dei sacrilegi il povero peccatore, farà di tutto per impedire il riacquisto della grazia e lo spingerà all'ultimo sacrilegio, sul letto di morte. QUALI PECCATI SI SOGLIONO NASCONDERE? I peccati che facilmente si nascondono in Confessione o non si manifestano con sincerità, sono quelli contro il sesto e il nono comandamento, cioè le impurità o peccati vergognosi. E' un peccato molto grave l'impurità ed assai facile a commettersi. COME SI CONFESSANO CERTI PECCATI Tanti non confessano i brutti peccati, perchè non sanno esprimersi. Ecco la maniera di confessare, questa specie di mancanze: Padre, ho peccato contro il sesto comandamento! - oppure: Ho commesso un brutto peccato! - Ho peccato di disonestà! Questa è la forma generale dell'accusa. Però, secondo i casi, bisogna sapersi regolare nell'accusa per essere esatti, distinguendo tra pensieri, parole ed azioni. Si confessa male chi si accusa soltanto di cattivi pensieri, mentre ha compiuto delle opere; chi confessa d'aver fatto tali peccati da solo, mentre li ha commessi con altri; chi ne tace il numero conosciuto o le circostanze che ne mutano la specie, e chi, interrogato dal Confessore, non risponde con verità. AL GIUDIZIO UNIVERSALE Dice Gesù Cristo: «Non c'è nulla di nascosto che non abbia a rivelarsi, né vi è alcun segreto che non sia manifestato ». In questa terra si commettono molte iniquità, ma ciascuno fa di tutto per nasconderle; in parte si può riuscire a nasconderle davanti agli uomini. Ma come poterle nascondere agli occhi di Dio? Il Signore penetra nell'intimo di ogni cuore e ne misura la malizia. Quando il peccatore pentito riceve l'assoluzione sacramentale, scompare dalla sua anima ogni colpa e può presentarsi al divino cospetto senza timore. Ma quando un'anima peccatrice muore in disgrazia di Dio, i peccati le rimangono incancellati per tutta l'eternità; va all'inferno e vede sempre le sue iniquità. Al Giudizio Universale uscirà quest'anima dal fuoco eterno, si riunirà al corpo e andrà a pigliar posto nella schiera dei dannati. Dice Gesù Cristo: « I cattivi saranno alla mia sinistra, i buoni alla mia destra ». Alla sinistra dunque si vedranno tutti i reprobi morti in peccato. Iddio farà in modo che le loro iniquità più occulte siano conosciute dagli altri. « Niente vi è di nascosto che non venga messo alla luce ». Quale orrore! Quale vergogna! Dice il Signore che in quel momento i reprobi diranno alle montagne: Cadeteci addosso e schiacciateci! Quale confusione per tutti i dannati, ma specialmente per i sacrileghi! Essi tacquero dei peccati in Confessione, li nascosero al Sacerdote per vergogna; non volevano che alcuno conoscesse le brutture commesse! Ed ora son là al cospetto di tutti! Valeva la pena nascondere i peccati in Confessione! Che cosa ne avete guadagnato, o sacrileghi? L'inferno e la massima vergogna nel Giudizio! Ah, quanto sarebbe stato meglio vincere la paura e dire al solo Confessore i vostri peccati! Ma il male che avete fatto, non potrete più rimediarlo! UN CALDO INVITO Possano questi pensieri essere salutari a certe anime ed incutere un santo terrore per i sacrilegi! Prima la morte, anziché tacere un peccato in Confessione! Sia questa la risoluzione di tutti. Se tu che leggi, riconosci di avere la coscienza macchiata di qualche sacrilegio, approfitta del lume che Iddio ti dà per riparare il male fatto! Vorrei pregarti di dire: Basta coi sacrilegi! - Vorrei supplicarti di andare presto dal Sacerdote che t'ispira più fiducia, per rompere la catena del demonio per riacquistare l'amicizia di Dio! COME RIPARARE I SACRILEGI Hai commesso dei sacrilegi?... Vuoi salvar l'anima tua?... Vuoi sapere il modo? E' semplicissimo. Presèntati al Confessore e, se credi necessario, ad uno dal quale non sei conosciuto. Non hai da far altro che dire: Padre, ho dei rimorsi di coscienza, perchè mi son confessato male! Il mio primo sacrilegio lo commisi cinque... dieci... venti anni fa. Desidero essere aiutato! – Detta questo, l'affare è quasi aggiustato; non ti rimane che rispondere con sincerità a quanto il Sacerdote ti potrà chiedere. Nel riparare i sacrilegi, bisogna cominciare dall'ultima Confessione ben fatta e riaccusare anche i peccati confessati in tale periodo di tempo. CONSIGLI A CHI E' TENTATO DI VERGOGNA Sei tu, o lettore, uno di quelli che facilmente sono tentati di vergogna nel manifestare certi peccati al Confessore? Ascolta i seguenti consigli: 1. - Raccomandati alla Vergine SS. e al tuo Angelo Custode prima di confessarti, affinchè mettano in fuga il così detto « demonio muto ». Se preghi con fede, il tentatore non potrà resistere e tu sarai vittorioso. 2. - Se temi di non avere il coraggio di manifestare i brutti peccati al tuo Confessore ordinario, va' in cerca di un altro Sacerdote. E' meglio cambiare il Confessore piuttosto che commettere un sacrilegio! 3. - Se il demonio ti suggerisce: Quel grave peccato... confessalo in ultimo, dopo degli altri! - allora procura di confessarlo per primo. Se tu lo riservassi per la fine, potresti metterti in pericolo di tacerlo del tutto; dicendolo invece subito, il pericolo sarà evitato e sarà facile confessare dopo i peccati meno gravi. 4. - Se il demonio fortemente ti tentasse a tacere dei peccati e tu realmente temessi di cedere alla tentazione, fa' nel seguente modo: Appena ti presenterai al Confessore, dirai così: Padre, temo questa volta di confessarmi male; abbiate la bontà d'interrogarmi voi! - Detto questo, la tentazione sarà vinta, poichè il Ministro di Dio, che conosce le insidie del demonio, ti farà qualcuna di quelle domande che colpiscono a segno ed allora facilmente parlerai. Quanti con questo sistema hanno evitato le Confessioni sacrileghe! ATTENZIONE AGLI AVVISI DEL CONFESSORE Finita l'accusa dei peccati, prima di dare l'assoluzione, il Confessore rivolge al penitente qualche parola d'incoraggiamento al bene o d'avvertimento, per premunirlo contro gli assalti del demonio. E' doveroso quindi ascoltare la voce del Ministro di Dio e far di tutto per mettere in pratica, i suoi buoni suggerimenti. Chi dicesse: Per me è sufficiente accusare i peccati! Poco m'importa degli avvisi che il Confessore vuol darmi! - chi cosa dicesse, dimostrerebbe di avere poco interesse dell'anima sua. I suggerimenti che il Sacerdote impartisce al penitente, si possono paragonare alla ricetta che dà il medico dopo aver visitato l'ammalato. Se della ricetta l'infermo non fa uso, è segno che non vuol guarire. Dunque, i fedeli approfittino della carità del Confessore, apprezzando i suoi avvisi, che in ultima analisi sono la voce di Gesù: «Chi ascolta voi, ascolta me ». CONSIGLI ED OBBLIGHI E' bene istruire i fedeli su cosa molto importante. Come si è detto sopra, il Confessore rivolge la parola al penitente. Tra le cose che egli dice, ci possono essere dei consigli oppure degli obblighi. Se si trascurano consigli del Confessore, cioè se non si mettono in pratica, non si commette alcun peccato, ma solo si trascurano i mezzi assai efficaci di bene e così si perde l'occasione di guadagnare dei meriti per l'altra vita. Ad esempio, il Confessore dice al penitente: Abituatevi a recitare il S. Rosario, così la Madonna vi aiuterà di più! - Se questi trascura il S. Rosario, non fa alcun peccato, ma soltanto si priva di un'opera tanto meritoria. In questo casa si tratta di un semplice consiglio. Ma se il Sacerdote dicesse: Voi, giacché potete, restituite ciò che avete rubato!... Procurate di non dimenticarlo!... Dovete riparare l'onore del prossimo, poichè avete calunniato; fate il possibile affinché la smentita arrivi a quelli che hanno sentito la vostra calunnia... Voi dovete pacificarvi con la persona che avete tanto offesa... - in questi casi non si tratterebbe di consigli; ma di veri obblighi e il penitente dovrebbe mettere in pratica le parole del Confessore. E quando costui ritorna ai piedi del Mînistro di Dio, deve dire se ha messo in pratica; o no gli obblighi impostigli nella Confessione precedente. Quanti si confessano male a questo riguardo! I TRE LACCI DEL DEMONIO S. Giovanni Bosco, il 4 aprile 1869, a tutti i giovani radunati nello studio dopo le razioni della sera, raccontò la seguente visione. Ascoltiamone la narrazione dalla sua stessa bocca. - “Mi trovavo vicino alla porta della mia camera e mentre uscivo, tutto ad un tratto mi guardai attorno e mi trovai in Chiesa, in mezzo ad una folla di giovani. Non pregavano essi, ma sembravano prepararsi alla Confessione. Mi sedetti al confessîonale; ma presto, vedendo tanti giovani, mi alzai per guardare se vi fossero altri Confessori che mi aiutassero; non vedendo alcuno, mi incamminai per andare in sacrestia a chiedere di qualche Sacerdote. Ed ecco che vidi qua e là giovani, i quali avevano una corda al collo, che loro stringeva la gola, - Perché quella corda? - domandai. Levatela! - Un giovane mi rispose: Non posso levarla; vi è uno dietro che la tiene. Volsi allora gli occhi con maggiore attenzione su quella moltitudine di giovani e mi parve di vedere dietro alle spalle di molti spuntare due lunghissime corna. Mi avvicinai per vedere meglio; vidi una brutta bestia, in forma di gattone, con lunghe corna, che stringeva quel laccio. Interrogai quel brutto animale ed esso si nascondeva ancora di più. Allora dissi a Merlone, direttore della sacrestia, che ti dia il secchiello dell'acqua benedetta! - Il giovane ritornò ben presto. Presi allora io l'aspersorio e domandai ad uno di quei gattoni: Chi sei tu? - L'animale, che mi guardava, allargò la bocca, allungò la lingua e poi si mise a digrignare i denti, in atto di avventarsi contro di me. - Dimmi presto: Che cosa fai qui?... Infuria come ti pare; non ti temo. Il mostro cominciò a contorcersi; io lo consideravo attentamente e vidi che aveva in mano vari lacci. - Orsù, che cosa fai qui? - e alzai l'aspersorio. Egli allora voleva fuggire. - Non fuggirai; rimani qui, te lo comando! - Ringhiò, e: - Guarda! - mi disse, presentandomi i lacci! - Dimmi, - io soggiunsi: Che cosa sono questi tre lacci? Che cosa significano? - E non sai? Io stando qui, mi rispose, con questi tre lacci stringo i giovani perchè si confessino male; con questi io conduco all'inferno tante e tante anime. - E in qual maniera? - Oh! non te lo voglio dire; tu lo paleserai ai giovani. - Voglio sapere che cosa sono questi tre lacci! Parla, altrimenti ti getto addosso l'acqua benedetta. Il mostro, storcendosi spaventosamente, rispose: - Il primo modo col quale stringo questo laccio, è col fare tacere ai giovanetti i loro peccati in Confessione. - E il secondo? - Il secondo è spingerli a confessarsi senza dolore. E il terzo? - Ah! il terzo non te lo voglio dire.- Come, non me lo vuol dire? Adesso ti getto sopra quest'acqua benedetta! - No, no; non parlerò! - e si mise a gridare forte. E come?... E non ti basta? Io ho già detto troppo! - e ritornò ad infuriasi. - Ed io voglio che tu lo dica, per riferirlo ai Direttori dei miei istituti! - E ripetendo la minaccia, alzai il braccio. Allora uscirono fiamme dai suoi occhi, poi alcune gocce di sangue e disse: Il terzo è il non fare proponimento fermo e non seguire gli avvisi del Confessore. - Brutta bestia! - gli gridai per la seconda volta, e mentre volevo domandargli altre cose e intimargli di svelarmi in qual modo si potesse rimediare a tanto male, tutti gli altri orribili gattoni, che fino allora si erano studiati di stare nascosti, incominciarono a gridare e a prendersela contro colui che aveva parlato; fecero una sollevazione generale. Io, vedendo quello scompiglio, gettai l'acqua benedetta sul gattone che aveva parlato e gli dissi: Ora va'! - e quello disparve. Allora tutti quei mostri si diedero alla fuga”. Questa visione di S. Giovanni Bosco dovrebbe essere meditata non soltanto dai giovani, per i quali Iddio la permise direttamente, ma da ogni ceto di persone. PRUDENZA DEL PENITENTE Il Confessore è tenuto al massimo segreto; il penitente è tenuto al silenzio per misura di prudenza. Non fanno bene quindi coloro che, dopo essersi confessati, vanno a dire a questo e a quello ciò che hanno udito in Confessione. Il motivo è che il Sacerdote rivolge la parola a ciascuno secondo i bisogni, l'età e le circostanze speciali del penitente. Quella che è bene dire ad uno, può non essere bene dirlo ad un altro. Quale grado di colpa commette chi manca su questo punto? Chi manifesta soltanto qualche buon suggerimento avuto, il quale possa fare del bene ad altri, non ha colpa alcuna. Chi manifesta invece qualche cosa, che per ignoranza dell'uditore o per altri motivi possa fare del male, in tal caso commette una colpa. Pensino bene tutti, specialmente le donne, alle conseguenze di una parola imprudente! CAMBIO DEL CONFESSORE Chi cambia il Confessore con frequenza, non fa alcun male positivo, ma non è da lodarsi tale sistema, come non è da approvarsi colui che ad ogni disturbo corporale cambia medico. Andando ordinariamente da un Confessore, l'anima è più conosciuta e può essere meglio diretta; può ricevere la parola più opportuna e guarire più facilmente da certe malattie spirituali. Quando si frequenta un Confessore, non c'è da fare grande fatica ad aprirgli la coscienza; basta alle volte una parola per fare comprendere lo stato dell'anima. Al contrario, andando da tanti Confessori, c'è poco da guadagnare. Parlo di quelli che abitualmente fanno questo cambio; quelli invece che di tante in tanto cambiano, specialmente se ne hanno giusto motivo, fanno bene. Non bisogna essere così schiavi in proposito, da tralasciare la Confessione se manca il proprio Confessore. Si lascerebbe di mangiare se non ci fosse qualche volta il proprio panettiere? No, di certo; si andrebbe da un altro! IL CAMBIO MALIZIOSO Può darsi che il Sacerdote non possa assolvere il penitente, o perchè questi è recidivo negli stessi peccati mortali e non fa sforzo alcuno per correggersi, o perchè non vuole soddisfare ai giusti obblighi che gli sono imposti. Questo penitente può andare da un altro Sacerdote a confessarsi, ma deve dire anche che gli è stata negata l'assoluzione, affinchè il Confessore conosca meglio lo stato delle cose. Certamente non si confessa bene chi, non avendo ricevuto l'assoluzione, va a cercare un Confessore che giudica più largo, per strappargliela e va a confessarsi in momenti di confusione, tacendo quello che sarebbe necessario dire, per far conoscere lo stato vero dell'anima propria. Questi cambi maliziosi non danno la pace della coscienza, anzi lasciano più imbrogliati di prima. SODDISFAZIONE O PENITENZA Chiamasi soddisfazione sacramentale o penitenza l'opera buona imposta dal Confessore a castigo e correzione del peccatore e a sconto della pena temporanea meritata peccando. Questa penitenza in pratica non si riduce ad altro che a recitare una preghiera od a fare un po' di elemosina o ad ascoltare qualche Messa o ad opere simili. CHE COSA E' LA PENA? Quando si fa un peccato, si commette una colpa e si merita una pena equivalente. Chi pecca mortalmente, merita la pena eterna dell'inferno; chi pecca venialmente, merita una pena più o meno duratura. Quando ci si confessa di peccati mortali con le dovute disposizioni, Iddio misericordioso perdona la colpa e cambia la pena eterna dell'inferno in una pena temporanea, da scontarsi in questa vita o nell'altra in Purgatorio. Chi confessa dei peccati leggeri, per il fatto stesso che si accosta al Sacramento della Penitenza, sconta in parte la pena temporanea meritata peccando, ma gli rimane quasi sempre qualche cosa da scontare. La pena temporanea si può scontare in questa vita con le opere buone, cioè con la preghiera, con l'elemosina, con la sofferenza, con i così detti « sacramentali» e con le indulgenze. Il Confessore, per diminuire la pena al peccatore, impone una penitenza in proporzione alle colpe confessate. UNA RIFLESSIONE C'è chi dice: Confesso i peccati e tutto è finito! Confessare dieci o venti peccati, è la stessa cosa; quindi farne più o meno, poco importa! - Chi parla così, oltre a dimostrare che non ama Iddio, dimostra pure che non riflette sulla pena temporanea dovuta anche ai peccati gravi confessati e non pensa che più peccati si commettono, più aumenta la pena. La penitenza imposta dal Confessore, si deve accettare ed attuarla secondo le indicazioni date dal Sacerdote. Per non dimenticarla, si faccia di tutto per metterla in pratica al più presto. METODO PRATICO Quanto sto per dire, non è obbligatorio a farsi, ma è bene praticarlo. Presentandoti al Sacerdote per confessarti, fa' il segno della Croce e dici: Padre, beneditemi perchè ho peccato! Mi sono confessato l'ultima volta un mese fa (oppure un anno, ecc.). Ho fatto la penitenza (oppure l'ho tralasciata). Se è il caso, dici pure. Dimenticai allora di confessare questo peccato... - Dopo di ciò confessa le nuove colpe. Finita l'accusa, aggiungi: Padre, domando perdono anche dei peccati dimenticati! - Mentre il Sacerdote pronuncia la formula dell'assoluzione, puoi recitare l'Atto di dolore, ma più col cuore che con le labbra. FRUTTO Fine di questo lavoro è dare un'istruzione pratica sulla Confessione ed anche fare mettere in regola la coscienza a chi ne avesse bisogno. Tu, o lettore, che con tanta pazienza trascorse queste pagine, non vi hai trovato nulla che vada proprio per te? Hai fatto per il passato le tue confessioni con le dovute disposizioni? Hai la coscienza tranquilla, oppure senti qualche rimorso? Hai visto come facilmente accade di confessarsi male in certi periodi burrascosi della vita? Fa', dunque, un esame di coscienza, non per dare campo agli scrupoli, ma per regolare gl'interessi dell'anima tua. Voglio aiutarti in ciò, rivolgendoti qualche domanda: Hai avuto sempre confessandoti il necessario dolore dei peccati, cioè almeno quello imperfetto? Sei stato sincero col Confessore, oppure hai taciuto volontariamente per vergogna ciò che eri in dovere di dire? Non senti alcun rimorso dei peccati contro il sesto comandamento? Hai nulla da rimproverarti in proposito per la fanciullezza, per il periodo del fidanzamento o per lo stato matrimoniale? Se hai la coscienza serena, ringrazia Iddio e non darti pensiero. Ma se riconosci di non essere in regola, ripara il male fatto e ripararlo subito con una Confessione generale o parziale della tua vita! Se gl'imbrogli di coscienza sono incominciati fin dalla fanciullezza, allora devi fare una Confessione generale, ossia totale della tua vita. Se invece le Confessioni cattive hanno avuto principio nella gioventù, la Confessione parziale comincia dalla gioventù. NOTA La Confessione di tutta la vita o di una parte rilevante di essa, si consiglia a chi non l'avesse fatta mai; si consiglia pure in certe circostanze importanti della vita, ad esempio, a chi abbraccia uno stato nuovo.. Alle anime scrupolose sono proibite rigorosamente tali Confessioni. QUANTO E' BUONO GESU' Attraversava Gesù la Samaria e giunse ad una città chiamata Sichem. Trovavasi là il celebre pozzo di Giacobbe e Gesù, stanco del viaggio, vi si pose a sedere vicino. Era quasi mezzogiorno ed i discepoli erano andati a comprare da mangiare. Il Cuore di Gesù in quel momento palpitava più dell'ordinario; i suoi occhi divini erano ansiosi. - Che cosa brami, o Gesù Nazareno? Chi aspetti? - Ho sete di anime! Aspetto chi mi spegnerà questa sete! Aspetto un'anima peccatrice per perdonarle i peccati e riammetterla nel numero degli eletti! - Ecco infatti comparire una donna Samaritana ed avvicinarsi al pozzo per attingervi l'acqua. Chi è costei? E' una schiava di Satana e delle più nefande passioni! Gesù, Dio e Uomo, Giustizia per essenza, potrebbe con uno sguardo fulminare quell'infelice donna; ma non vuole fare ciò; è venuto Egli a cercare la pecorella smarrita. La donna intanto si accinge a tirare l'acqua e dimostra di non far caso di Gesù. «Dammi da bere, o donna! » dice Gesù. La Samaritana s'indigna e con disprezzo risponde: « Come mai tu, che sei giudeo, domandi da bere a me che sono Samaritana? » Gesù non si offende per questa risposta e soggiunge con maggiore bontà e compassione: « Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è Coui che ti dice: "Dammi da bere", forse tu stessa ne avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato un'acqua viva. - Replica la donna: Tu non hai con che attingere l'acqua e il pozzo è profondo; donde hai dunque quest' acqua viva? Sei forse di più del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e bevve lui, i suoi figli e il suo armento? - E Gesù: Chiunque beve di quest'acqua, avrà di nuovo sete; chi invece berrà dell'acqua che gli darò io, non avrà più sete in eterno; anzi l'acqua che gli darò, diventerà in lui una sorgente d'acqua zampillante sino alla vita eterna! - Di quale acqua parla Gesù? Non di quella materiale. Egli parla figuratamente e paragona l'acqua del pozzo ai piaceri terreni; la quale acqua non estingue la sete e chi ne beve torna ad avere sete. In altre parole, Gesù vuol dire alla Samaritana: Tu hai sete di piaceri e cerchi di saziarti dandoti in braccio alle disonestà; ma la tua sete si fa più forte e ti tormenta maggiormente. Vuoi, o donna, spegnere la tua ardente sete? Bevi un po' dell'acqua che ti darò io, acqua vera, acqua viva! Essa è la mia grazia, che scendendo nell'anima tua, la purifica di ogni peccato, la rende cara a Dio e ai suoi Angeli e le fa gustare le gioie pure dello spirito, che saziano pienamente. La Samaritana è troppo ingolfata nelle passioni, per comprendere il sublime linguaggio e, credendo che Gesù parli di acqua materiale, soggiunge: Stando così le cose, dammi di quest'acqua, perchè non abbia più sete e non debba più venire ad attingere. - Il buon Nazareno non vuole più indugiare a purificare l'anima della donna; ma prima vuole farle comprendere le gravissime colpe commesse e il conseguente scandalo; è necessario che conosca essa il male per detestarlo. La Samaritana non osa manifestare i suoi peccati ad uno che crede sconosciuto; vorrebbe piuttosto celare la sua malvagità. Il Divino Sconosciuto conosce abbastanza bene quel cuore impuro e quindi dice alla donna: « Va', chiama tuo marito e ritorna qui. - Non ho marito! - risponde essa. E Gesù: Hai detto bene « Non ho marito »; hai avuto cinque mariti e quello che ora hai, non è tuo! » Povera peccatrice! Non vedi la bontà di Gesù? Egli stesso ti rivela i peccati per farteli piangere e dartene il perdono! La donna alle parole di Gesù, piena di meraviglia, esclama: « Signore, vedo che sei Profeta! » Il momento della conversione è giunto. Gesù illumina la mente della Samaritana, la quale riconosce il male fatto; le tocca il cuore con la sua grazia e... senz'altro il perdono è dato. Quale goia prova la donna! Ha cominciato a gustare l'acqua viva che dà Gesù e, quasi fuori di sé perla contentezza, lascia il recipiente e ritorna subito in città per dire alla gente quello che le è capitato. E Gesù?... Segue col suo sguardo amoroso la penitente, che si allontana momentaneamente per chiamare altre anime. Il Cuore Divino è inondato di gioia: ha liberato una anima dal peccato. Egli prova in questo istante ciò che prova un padre nel riabbracciare il figlio che ha creduto morto. Vede il tripudio del Paradiso per questa conversione, poichè si fa più festa in Cielo per un peccatore che si converte, anziché per novantanove giusti. Più non sente Gesù la stanchezza del viaggio e il bisogno di mangiare. E' sazio. Ritornano infatti i discepoli e gli dicono: «Maestro, abbiamo comprato il cibo; mangia! » Ma Egli risponde: « Io ho un cibo che voi non conoscete ». - I discepoli si dicono l'un l'altro: Che qualcuno gli abbia portato da mangiare? - Dice loro Gesù: « Il mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato e compiere l'opera sua! » Vuole far loro comprendere di essere venuto sulla terra per amore delle anime, per liberare dalle iniquità, per ridare la salute agli ammalati e la vera vita ai morti alla grazia. L'amore che Gesù ha dimostrato verso la Samaritana, lo dimostra pure verso di te, o anima cristiana. Se tu avessi peccato più di questa donna, non esitare a presentarti a Gesù, rappresentato dal suo Ministro, il Confessore! Non ti darà Gesù alcun rimprovero... ma solamente il perdono e un torrente di gioia pura! Basta che tu abbia un sincero pentimento!>>
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