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TESTIMONIANZA DI MARIA DAL BEN, UN PICCOLO CROCIFISSO IN UNA CAMERA DI OSPEDALE

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San Raffaele Arcangelo
view post Posted on 8/6/2010, 13:15





Il 9 giugno del 1971 compivo trentuno anni.

Il professor Panazzolo di Torino, mi diagnosticò un tumore alle ovaie e all'utero.

Avevo tre figli, tre bambini piccoli, non accettai questa diagnosi e continuai il mio lavoro e i miei compiti di madre e sposa.

A settembre dovetti fare i conti con la realtà, non ero più in grado di camminare.

La sofferenza si era impossessata di me. Venni ricoverata all'ospedale Agnelli di Pinerolo al reparto urologia per poi passare in chirurgia dal professor Ferrando. Subii il mio primo intervento chirurgico ed era il mese di novembre e non ero in grado di essere autosufficiente: soffrivo molto.

Mio padre morì in quei giorni e venni informata solo dopo un mese della sua morte a causa delle mie gravi condizioni di salute.

Rimasi sempre sotto controllo e sotto cure, ad aprile del 1972 subii il mio secondo intervento chirurgico, con una indicibile sofferenza, sempre con il professor Ferrando e qui cominciò la mia lotta con la vita e con Dio. A Lui chiedevo solo una cosa, di non farmi più subire interventi chirurgici, perché soffrivo moltissimo. Puntualmente nel settembre del 1973 mi aggravai, avevo sofferenze in tutto il mio essere.

Mi sembrava di essere stata pressata da un rullo compressore, dalla cima dei capelli al fondo dei piedi, ero tutta una sofferenza indescrivibile.

Venni ricoverata a settembre a Giaveno nel reparto di chirurgia dal professor Ciccolini. I medici cercavano di curarmi; comprendevo tutta la mia gravità, come un'onda del mare che mi portava via la vita!

Nel mio cuore ero arrabbiata con Dio e gli avevo chiesto di farmi morire a quarant'anni in modo che i miei bambini crescessero e potessero arrangiarsi senza la loro mamma!

La suora del reparto che si chiamava S. Amalia, mi sollecitava a chiedere l'olio benedetto. Suscitavo compassione ai medici, alle infermiere e tutti avevano premure verso di me data la mia giovane età ed essendo madre di tre bambini piccoli, tanta compassione da mettermi in una camera con solo due letti e tutti facevano il possibile con la scienza medica per migliorare il mio stato, ma non si verificarono cambiamenti. Venne un parente di mio marito a trovarmi. Mi disse che aveva saputo che ero molto grave e che per me non c'erano più speranze e che io non collaboravo per vivere.

Passarono a farmi visita il professor Ciccolini con altri medici, e io chiesi loro di sottopormi all'intervento chirurgico di asportazione del male.

Il professore rispose che era troppo tardi e per la mia gravità sarei morta sicuramente sotto i ferri. Il cuore soffriva di angina pectoris, i reni erano compromessi e il tumore era avanzato nell'intestino e nell'utero. Presi coscienza che mi rimaneva solo Dio.

E quella sera prima che mi venisse iniettata la morfina parlai con Gesù Crocifisso ai piedi del mio letto. Gli dissi tutta la mia disperazione: che avesse compassione di me, dei miei figli e di mio marito e che mi guarisse se era nella sua bontà e che mi rimaneva solo Lui. Feci a Lui delle promesse: se mi avesse guarita e mi avesse concesso di allevare i miei bambini e essere al fianco del mio sposo, io avrei parlato di Lui a tutti; pregai inoltre mio padre che era presso di Lui che chiedesse questo miracolo. Dopo di che, mi somministrarono la morfina e io mi addormentai.

Tre giorni dopo feci un sogno. Mio padre era a fianco del mio letto vivo e giovane con una coppa in mano che conteneva del liquido; mi diceva di essere mandato dal cielo, da Gesù per togliermi il serpente e il male cattivo che avevo dentro la pancia. Insisteva che io bevessi dalla coppa. Io ero molto stanca, molto affaticata e con la mano destra dicevo 'No-, papâ?" Insistette e assaggiai da questa coppa il liquido che non era né vino, né birra. Il sogno proseguì e papà mi stese sul lettino e mi aprì la pancia, prese gli intestini e li sbucciò tutti, poi prese un giornale e mise il male dentro dicendo che il serpente cattivo e il male cattivo dovevano essere gettati nella pattumiera. Mi rimise dentro gli intestini e mi ricucì. Mi svegliai: erano le ore otto del mattino dell'undici novembre 1973.

Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentii sollevata metà della sofferenza, e per la prima volta, dopo due mesi, scesi dal letto da sola e andai nel corridoio dove la suora stava pregando il Padre Nostro. Lei appena mi vide interruppe la preghiera, mi venne incontro chiedendomi cosa era successo e che era un miracolo che io mi fossi alzata da sola: Io gli raccontai della mia preghiera a Gesù Crocifisso e del sogno di mio padre mandato del cielo da Dio.

Il professore vedendo il mio miglioramento mi fece trasferire per un consulto medico all'ospedale Molinette di Torino al reparto cardiologia sotto il professor Nazzi, dove mi prepararono anestesia e trasfusioni e varie cure. In seguito mi riportarono a Giaveno e l'undici dicembre del 1973 venni sottoposta ad intervento chirurgico. Subii l'intervento di asportazione del tumore. Uscii e il professore spiegò a mio marito e ai miei familiari che mi avevano sbucciato gli intestini e asportato il male e l'utero, con la speranza che il male non si riproducesse più.

Ritornai a casa solo nel febbraio del 1974 e in seguito, dopo la visita di controllo, il prof. Ciccolini dichiarò la mia guarigione e per grazia di Dio non ho fatto più uso di medicinali e non ho più visto dottori e ospedali con lo stesso stupore dei medici per la mia guarigione.

E allora qual è oggi il mio rapporto con Gesù Crocifisso? È l'amore per eccellenza, cerco di mettere Dio al primo posto nella mia vita. Ho mantenuto le mie promesse, sono stata catechista, faccio parte di gruppi di preghiera, e di Vangelo, visito i malati e incoraggio ad aver sempre fiducia in Dio. Testimonio con la mia vita che Lui è Vivo e proprio per questo ho deciso di rendere pubblica questa testimonianza. Carissimi amministratori del bene pubblico, perché non avete preso esempio dal sindaco Castellani di Torino che sosteneva la storicità di Gesù Cristo, infatti noi diciamo prima di Cristo e dopo Cristo, e che nessuno osi toccarlo (che nessuno osi toccarlo dalla sala comune di Torino): che crediamo o no LUI ha cambiato la storia dell'uomo. A giugno 2000 siamo stati avvertiti da un nostro amico d'infanzia che suo fratello era a Chivasso moribondo all'ospedale. Siamo andati al suo capezzale era lucido in fin di vita, assistito molto bene dalla struttura sanitaria e dai suoi famigliari, con un fil di voce disse a mio marito e a me: "Vedete non posso morire, non ho un Crocifisso"; la sorella mi spiegò che chiedeva sempre un Crocifisso, che non era presente nella stanza d'ospedale e loro non erano riusciti a trovarlo. Ritornavo da un pellegrinaggio da Medjugorje e nella borsa avevo ancora un Crocifisso, lo cercai e glielo posai nella sua mano. Non possiamo dimenticare lo sguardo di riconoscenza e quasi di salvezza che Pietro ha avuto verso di noi. Lo strinse con le povere forze rimastegli e disse: "Ora posso morire, non ho più paura" e quella notte morì.

Togliete pure i crocifissi dalle scuole, dagli ospedali, dagli uffici, dai luoghi pubblici ecc...

I battezzati sono segnati per sempre col segno della croce e sono stirpe Regale, figli di Dio perché Dio ha mandato il suo Figlio a morire in Croce per tutti noi.

È lì da duemila anni con le braccia aperte, abbandonato, per abbracciare tutti gli uomini che lo vogliamo o no, perché Lui è l'amore non amato, ma Lui ci ama, per eccellenza e grida il suo amore anche oggi. Ma noi uomini vogliamo fare senza di Lui! E Lui, Gesù è lì che ci aspetta dicendo al Padre di perdonarci, perché non sappiamo quello che facciamo, nonostante la nostra indifferenza ci giustifica davanti il Padre suo Onnipotente.

P S. Questa testimonianza è stata pubblicata da vari giornali regionali.

Carissimi pellegrini, con molta umiltà vi spedisco questa povera esperienza da me vissuta.

Non posso tacere il Suo Amore per noi.

Non posso tacere quello che Gesù Crocifisso ha fatto per me!

Piossasco 3 dicembre 1999.
 
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Mariamaddalena
view post Posted on 14/3/2018, 01:44




Ciao Maria, sono Maddalena Pastorino. Nel 2007/8 sono venuta con due zie e mia mamma a Medjugorie con voi! Ho saputo da Vilma che è mancato Giorgio, vorrei esserti vicina con un forte abbraccio. Vorrei anche ringraziarti della tua testimonianza del 1999, inviatami da Vilma.
 
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1 replies since 8/6/2010, 13:15   828 views
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